Un ipermercato chiude. La conseguenza è che non solo il centro commerciale agonizza ma anche che un intero quartiere soffre in quella che è un’esigenza fondamentale: l’acquisto dei beni di prima necessità.
L’amara vicenda di Parco Leonardo boccia l’esperienza di costruire un intero quartiere intorno ad un centro commerciale
Succede a Parco Leonardo, quartiere disteso lungo la via Portuense tra Roma e Fiumicino, dove, dopo 15 anni di attività, ha chiuso l’ipermercato Auchan (leggi qui). Ai residenti da qualche giorno manca la possibilità di comprare pane, latte, pollame, pesce e molti altri generi alimentari. La grande distribuzione si è arresa manifestando quello che, comunque, è un fenomeno che negli Usa è già evidente da anni e che materializza anche a Roma una crisi di sistema: costruire un quartiere intorno ad un centro commerciale.
Ciò che succede a Parco Leonardo, infatti, è in nuce da qualche tempo anche a Ponte di Nona (Roma Est) e a Bufalotta (Porta di Roma): un’edilizia affarista e predatrice che ha concepito la vita delle persone intorno ad un grande mall commerciale. In parte è successo anche ai Granai di Nerva (I Granai) ma in quel caso alla scelta urbanistica sbagliata si è sovrapposta anche la cannibalizzazione operata con l’arrivo prima di Euroma poi, più recentemente, da Maximo (leggi qui).
Può un quartiere-città vivere e prosperare sulle sorti di un centro commerciale? Può una comunità far dipendere le proprie comodità (o scomodità) da un ipermercato? La risposta è nei fatti. A Parco Leonardo una norcineria, specializzata nella preparazione di panini al salame, ha deciso di mettere tra i suoi scaffali anche generi alimentari vari (leggi qui). Qualcuno, tra le viuzze pedonali del quartiere, sta portato a giorni alterni cassette di frutta e verdura. I residenti, infine, chiedono all’amministrazione l’allestimento di un mercato saltuario.
Stiamo parlando di una comunità, stando ai dati anagrafici del Comune di Fiumicino fermi al 31 dicembre 2016, che conta tra Parco Leonardo e Pleiadi, ben 5305 residenti. Un popolo che anche solo per comprare un litro di latte deve salire in macchina e arrivare a non meno di un km di distanza.
Ecco, dunque, che una riflessione si impone traendo spunto da questo caso, magari rispondendo anche a chi ha sempre sostenuto che, in fatto di commercio, “grande è bello”: il giornalista Furio Colombo, grande corrispondente USA, agli esercenti di Ostia che una ventina di anni fa lanciarono tra i primi l’allarme sui danni economici causati dai centri commerciali, confermò che “chiudere i piccoli negozi significa spengere le città”. E Parco Leonardo se non corregge al più presto la sua rotta, rischia di diventare un grande dormitorio a luci spente.
redazione@canaledieci.it
Chiude Auchan di Parco Leonardo. Scambio solidale tra clienti e lavoratori (VIDEO)