Ostia, la ex colonia diventa ricovero definitivo dei senza fissa dimora. E Demos esulta

Il Campidoglio si prepara a trasformare la ex Colonia in centro residenziale per i senza fissa dimora. Si parte con 24 posti alla Caritas ma sono in arrivo i lavori definitivi

ex colonia vittorio emanuele iii
Uno dei progetti a rischio taglio dei fondi del Pnrr è la realizzazione di un dormitorio per senza tetto in alcune parti dell'edificio dell'ex colonia marina Vittorio Emanuele III
Prove generali di trasformazione dell’ex colonia Vittorio Emanuele III in ricovero stabile per i senza fissa dimora. Da lunedì scorso la Caritas, su finanziamento del Campidoglio, ha riaperto le sue camerate a 24 clochard: è il primo passo, come conferma il gruppo politico di sinistra Demos, per l’attuazione del progetto capitolino di fare del monumentale edificio del lungomare un centro di ricovero stabile per senzatetto.

Il Campidoglio si prepara a trasformare la ex Colonia in centro residenziale per i senza fissa dimora. Si parte con 24 posti alla Caritas ma sono in arrivo i lavori definitivi

Ad annunciarlo con toni trionfalistici è il gruppo politico Demos di Ostia. “Da Lunedì 12 febbraio è aperta l’accoglienza per i senza dimora all’ex colonia Vittorio Emanuele III, nei locali che ospitano da circa 30 anni i servizi della Caritas di Roma” segnalano Gianluca Cavino, membro dell’esecutivo romano di Demos e Mirella Arcamone, Capogruppo di Demos in X Municipio. La coppia di politici di sinistra aggiunge anche che il Dipartimento alle Politiche Sociali di Roma Capitale “ha acquisito la porzione della Colonia” dove si prevede la “realizzazione della stazione di posta e l’housing first che doneranno servizi stabili e permanenti, secondo la delibera approvata dalla Giunta Comunale e proposta dall’Assessora Funari, che ha cambiato anche le modalità di accoglienza“.

Nella sostanza, anticipano Cavino e Arcamone, “con i fondi previsti dal PNRR ristruttureremo presto la porzione della Colonia Vittorio Emanuele” per fare in modo che “non parleremo più di emergenza freddo, gelo e caldo, perché stiamo strutturando servizi stabili di cui c’è un gran bisogno“. Una soluzione che avevamo già anticipato a marzo di un anni fa. “Chiediamo la prosecuzione del servizio Caritas fin quando non inizieranno i lavori di ristrutturazione dell’immobile” conclude la nota di Demos. Insomma, non basta accettare la mensa sociale vista mare e tollerare da decenni l’occupazione di un’intera ala da parte di un centinaio di persone, soprattutto immigrati. E silenzio pure sugli accampamenti che costellano le spiagge libere proprio davanti all’ex Colonia, in lungomare Toscanelli e in piazza Scipione l’Africano. Il futuro dell’ex colonia è pensato solo in chiave assistenzialistico-sociale.

Ora, siamo assolutamente concordi che l‘emergenza relativa alle persone in difficoltà abitativa si vada sempre più diffondendo, soprattutto nelle grandi città. E siamo non solo solidali con i senzatetto ma chiediamo che le amministrazioni pubbliche si facciano concretamente carico del problema, sia sostenendo il mondo del volontariato che con progetti di gestione diretta.

Il punto è che gli amministratori di qualsiasi città che abbia un minimo di vocazione e di ambizione turistica, cercherebbero di valorizzare una struttura monumentale affacciata sulla spiaggia quale è la Vittorio Emanuele III. Questo avverrebbe in qualsiasi posto (ad esempio a Pescara le ex colonie estive sono state destinate a sedi universitarie) ma non a Ostia. Per il Campidoglio il Lido è poco più di una borgata, periferia squalificata, un peso mal tollerato. Salvo quando c’è da mettere la mani sulla ricca gestione delle concessioni balneari: lo dimostrano, per esempio, i casi giudiziari relativi agli stabilimenti balneari La Casetta e Salus, al maldestro tentativo di rivalutazioni degli oneri concessori equiparando Ostia ad Amalfi, al controverso Piano di Utilizzazione degli Arenili PUA.

Evidentemente quando non si tratta di accendere i riflettori sulla spiaggia, emergono in tutta la loro vergognosa drammaticità i limiti di una classe politica priva di visione, incapace di confrontarsi con le grandi città turistiche, indisposta persino a copiare soluzioni che altrove portano economia e posti di lavoro.