Benzina di nuovo a 2 euro al litro: inflazione alle stelle e vacanze amare

In molti distributori della rete autostradale e del Sud la benzina è tornata a quota 2 euro. L'accelerazione dell’inflazione è dietro l’angolo

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La benzina ha raggiunto, e in qualche caso anche superato, quota 2 euro. E’ il prezzo che gli automobilisti pagano alla pompa della quasi totalità delle stazioni di servizio distribuite lungo la rete autostradale e nelle regioni del Sud Italia dove, tra ponti festivi e imminenti vacanze, è iniziato l’esodo estivo.

In molti distributori della rete autostradale e del Sud la benzina è tornata a quota 2 euro. L’accelerazione dell’inflazione è dietro l’angolo

Il timore forte è che il rialzo dei prezzi dei carburanti significa accelerazione dell’inflazione, già piuttosto alta, riducendo il potere d’acquisto dei salari e innescando tutti i fenomeni connessi alla minor circolazione del denaro: attività commerciali, ristorazione, compravendita immobili e, quindi, perdita di posti di lavoro. L’inflazione a gennaio (ultimo dato Istat) ha raggiunge il 4,5% annuo, livello che non conoscevamo da decenni. All’origine di questo risveglio i blocchi delle forniture di materie prime, a seguito della pandemia (che ha avuto un costo per le casse pubbliche), ma soprattutto i picchi dei prezzi energetici effetti del relativo shock determinato dalle tensioni geopolitiche tra l’Occidente e Mosca.

Con la benzina vicina a 2 euro al litro, l’approssimarsi della data di scadenza del taglio delle accise e lo spettro del futuro bando del greggio russo, spaventano i consumatori. Le quotazioni, che ieri hanno chiuso in forte rialzo, hanno spinto i prezzi, con la verde in modalità self arrivata a toccare 1,914 euro/litro (per il servito è oltre 2 euro) e il diesel a 1,831. Da quando è iniziata la guerra, calcola l’Unione consumatori, un litro di benzina costa oltre 3 cent in più, il gasolio 9 cent. Rispetto ad un anno fa, stima il Codacons, per un litro di verde si spende il 20% in più, il 26% per il diesel. I rincari, secondo Federconsumatori, si traducono così in un aggravio di 264 euro per una famiglia che fa due pieni da 50 litri al mese.

C’è poi da considerare che l’attuale taglio delle accise finisce l’8 luglio e con l’estate alle porte potrebbe rendersi necessario un nuovo intervento. Il governo non si è ancora mosso – cinque settimane da quel termine sono tante e in una fase così fluida è meglio non muoversi con largo anticipo – ma che non si tratti solo di un’ipotesi lo conferma la sottosegretaria all’economia Maria Cecilia Guerra: un nuovo intervento è «molto probabile», anche perché con l’aumento dei prezzi aumenta anche il gettito dell’Iva e il governo non intende metterlo nelle casse dello Stato, ma usarlo «per abbassare le accise e tenere calmierato il prezzo».

Finora il governo ha già varato due decreti ministeriali e due decreti legge, per complessivi 3,36 miliardi. Il meccanismo è quindi già impostato e se si decidesse di replicare, è probabile che intervenga nel solco dei precedenti provvedimenti, stanziando circa un miliardo al mese. Una breve pausa in questa corsa ai rialzi si dovrebbe registrare in queste ore dopo che l’Unione Europea ha sospeso il blocco dell’importazione di petrolio russo via mare per il veto del premier ungherese su alcuni aspetti delle sanzioni contro Putin.

Uno dei temi caldi, in relazione alla crescita del costo della benzina, è il riverbero che questa comporta  nelle spese di produzione e trasporto delle merci e, quindi, anche sui prezzi nell’agroalimentare. La borsa della spesa diventa sempre più leggera e l’inflazione cresce, riducendo posti di lavoro e valore dei salari.

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