Roma, detenuto di 21 anni trovato suicida

Il detenuto era solo in una cella di Regina Coeli, pare fosse affetto di scabbia

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Il carcere di Regina Coeli

Nuova tragedia in carcere: un detenuto italiano di 21 anni, nella serata di domenica 10 settembre, è stato ritrovato suicida a Regina Coeli. Durante un controllo un agente della polizia penitenziaria lo ha trovato impiccato in cella.

Il detenuto era solo in una cella di Regina Coeli, pare fosse affetto di scabbia

Il giovane, arrestato a luglio per furto aggravato, era recluso in una cella dal momento dell’ingresso in carcere: si grattava in continuazione e i medici hanno sospettato un caso di scabbia. Da quel momento sarebbe rimasto in isolamento. A marzo caso un analogo: sempre a Regina Coeli a suicidarsi un 32enne ricoverato nel reparto Covid.

L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo polizia penitenziaria.

“E si consideri – aggiunge – che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 25mila tentati suicidi ed impedito che quasi 190mila atti di autolesionismo potessero avere conseguenze nefaste“.

La proposta

Se il 70% dei detenuti è recidivo, quale è oggi il senso della detenzione?chiede il capogruppo di Demos in Assemblea Capitolina e deputato romano Paolo Ciani commentando la notizia del suicidio del detenuto 21enne – Se tanti si trovano in carcere per motivi sociali oltre che penali (è il caso del giovane che era senza dimora), nuove pene e nuove carceri non serviranno a molto”.

“Ascoltiamo gli operatori del carcere: la polizia penitenziaria in grande difficoltà, con risorse e uomini insufficienti; i (pochi) Direttori degli Istituti, sempre alla ricerca di integrazione col territorio; gli educatori, che chiedono più lavoro, scuola, attività; i volontari che chiedono di incrementare le telefonate per i detenuti che hanno i familiari lontani”, propone.

Si tratta di un percorso lungo e complesso, ma un primo passo realistico, auspicato anche dai garanti, potrebbe riguardare da subito le misure alternative per chi ha pene inferiori ai 2 anni, per garantire la possibilità di un reinserimento sociale”, la proposta di Ciani.

Carceri allo sbando

Tra risse, droga e suicidi gli istituti penitenziari di Roma e del Lazio si confermano allo sbando.

Come nel carcere di Mammagialla di Viterbo lo scorso sabato. Un detenuto è morto per un malore, un altro è stato salvato da un tentativo di suicidio e la penitenziaria è dovuta intervenire per sedare un principio di rivolta.

Momenti di tensione che arrivano a pochi giorni da una protesta attuata da alcuni detenuti: in cinquanta, occupanti di una intera sezione, si sono rifiutati di rientrare nelle loro celle per la notte e nel corso di una violenta rissa uno dei detenuti ha staccato con un morso il dito del suo “avversario – aggiunge Capece – Purtroppo i nostri appelli vengono puntualmente inascoltati“.