Caso Hasib, il giallo dei vestiti: per l’avvocato quelli riconsegnati non sono suoi

I vestiti riconsegnati, secondo la famiglia, non erano di Hasib. Nuovo giallo sul caso di Primavalle

Le scarpe, i calzini, e i pantaloni non erano di Hasib. Si tinge di un altro giallo il caso di Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto di etnia rom precipitato dalla finestra della sua camera durante un controllo di quattro agenti della Polizia di Stato (ora indagati) nel suo appartamento, a Primavalle. Lo ha fatto sapere l’avvocato Arturo Salerni che assiste la famiglia.

I vestiti riconsegnati, secondo la famiglia, non erano di Hasib. Nuovo giallo sul caso di Primavalle

Gli indumenti secondo l’avvocato sarebbero stati riconsegnati dall’ospedale, il Gemelli dove l’uomo è ricoverato dal 25 luglio in gravi condizioni. “Chiediamo anche di fare chiarezza sugli indumenti di Hasib. Dall’ospedale la famiglia ne ha riavuti in consegna altri”, ha sottolineato il penalista.

Quel giorno Hasib come si vede dalla ben nota foto era a torso nudo – ha spiegato a Canaledieci Carlo Stasolla, portavoce dell’associazione 21 luglio, la prima a denunciare il caso -. Tra gli indumenti riconsegnati alla madre non c’era anche una maglietta, ma solo pantaloni scarpe e calzini. Lo stesso giorno era stato ricoverato un altro paziente che come Hasib indossava solo i pantaloni?

Del giallo degli indumenti si è parlato, oggi, 29 settembre, alla Camera in un incontro organizzato dal leader di +Europa Riccardo Magi e dai legali della famiglia Omerovic per fare il punto sul caso.

Hasib è uscito dal coma, ma resta in gravi condizioni

Il trentaseienne sordomuto dalla nascita, intanto, è uscito dal coma – nel quale è rimasto oltre un mese. Dal reparto di rianimazione è stato trasferito in uno di degenza speciale traumatologica a causa delle numerose e gravi lesioni al volto e alle braccia riportate nella caduta. E’ già stato sottoposto a una decina di interventi, al volto, alle braccia e all’intestino e altri ne dovrà affrontare. Nel frattempo resta sotto sedazione. “L’unico segnale incoraggiante muove gli occhi”, spiega Stasolla.

Il magistrato che coordina l’inchiesta, Stefano Luciani, punta ad ascoltarlo anche se ora i tempi appaiono ancora prematuri. Alla vittima, infatti, potrebbero essere sottoposte le fotografie dei quattro agenti finiti sotto inchiesta (per ora si procede per tentato omicidio e falso) in modo che possa riconoscerli o meno come coloro che quel giorno sono entrati nella sua abitazione dove si trovava con la sorella Sonita, 31 anni, anche lei è affetta da grave disabilità (leggi qui).

Nei giorni scorsi gli stessi familiari di Hasib sono già stati interrogati dagli investigatori coordinati dalla procura.

Nel frattempo la difesa degli agenti resta ferma. Hasib secondo loro si sarebbe buttato.

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