Caso Hasib, il 36enne precipitato dalla finestra: ipotesi vendetta

Al vaglio dell'inchiesta la posizione di uno dei 4 agenti indagati: potrebbe essere stato spinto da un desiderio di vendetta

La porta della camera da letto di Hasib Omerovic divelta probabilmente a calci. E poi il volo di otto metri. C’è una nuova ipotesi della procura sul caso del 36enne sordo, di etnia rom, precipitato dalla finestra della sua camera a Primavalle durante una perquisizione della Polizia. Ossia la vendetta da parte di uno dei quattro agenti che ha bussato alla porta degli Omerivic per procedere a una perquisizione di iniziativa (ossia non autorizzata dall’autorità giudiziaria).

Al vaglio dell’inchiesta la posizione di uno dei 4 agenti indagati: potrebbe essere stato spinto da un desiderio di vendetta

La procura procede per tentato omicidio e falso in atto d’ufficio. Il pm Stefano Luciani, titolare dell’inchiesta, intende verificare se a spingere gli agenti a un’eventuale aggressione ai danni di Hasib – dipinto su un social come un molestatore di ragazze (ma mai denunciato formalmente) – possa essere stata una vendetta per qualche molestia su una figlia o una nipote di uno dei quattro agenti intervenuti.

Secondo la sorella Sonita, Hasib quel giorno – era il 25 luglio – si era barricato in casa dopo che era nata una discussione con gli agenti che avevano bussato alla loro porta per procedere all’identificazione dopo che una donna del quartiere aveva additato il fratello come un molestatore (leggi qui).

La famiglia Omerovic che ha denunciato solo il 5 agosto ha poi consegnato (il 12 agosto) una scopa spezzata, un lenzuolo e una maglia, tutti macchiati di sangue agli uomini della Squadra Mobile che su delega della procura stanno procedendo agli accertamenti.

Agli atti sono finite anche le foto dei particolari della casa come la porta e un termosifone divelti. Secondo Sonita il termosifone sarebbe stato divelto in parte dal muro dopo che il fratello vi si era aggrappato per non lasciarsi prendere. Le indagini potrebbe rivelare altre sorprese. Intanto la questura ha proceduta a sostituire i vertici del Commissariato interessato.

Gli agenti, però, respingono le accuse. Secondo i poliziotti “Hasib si sarebbe buttato”. Nella relazione di servizio avevano scritto “tentato suicidio”.

L’uomo entrato subito in coma dopo lo schianto sul cortile in cemento è stato per oltre un mese in coma ed è ancora ricoverato al Policlinico Gemelli. La famiglia, madre e padre la sorella Sonita (anche lei disabile) un’altra sorella e un fratello più piccolo, hanno lasciato la casa (assegnata tre anni fa dal Comune di Roma) per paura di ritorsioni e ora vivono in macchina.

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Caso Hasib, la versione dei poliziotti: “Si è buttato”