Agente aggredito da un detenuto armato, paura a Rebibbia

Il detenuto ha aggredito alle spalle un agente della polizia penitenziaria: voleva scappare con le chiavi

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Immagine di repertorio.

Momenti di tensione nel pomeriggio di ieri, domenica 12 giugno, nel carcere di Rebibbia dove un detenuto ha afferrato alle spalle un poliziotto e gli ha puntato contro un punteruolo artigianale per appropriarsi delle chiavi della sezione. A denunciare l’accaduto nel nuovo complesso della casa circondariale il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe.

Il detenuto ha aggredito alle spalle un agente della  penitenziaria: voleva scappare con le chiavi

“Si sono vissuti momenti di vera tensione, per fortuna scongiurati dal tempestivo intervento di altri poliziotti: una situazione insostenibile”, ha dichiarato Maurizio Somma, segretario nazionale Sappe per il Lazio:

Protagonista dell’aggressione un detenuto con problemi psichiatrici, associato al primo piano reparto G12.

Dopo aver dato tempestivamente l’allarme, l’addetto alla sorveglianza generale ed il preposto di polizia penitenziaria del reparto sono riusciti tempestivamente a farsi dare dal detenuto sia chiavi che il punteruolo, poi a fatica lo hanno ricondotto in cella.

“I poliziotti in servizio nel carcere sono stati bravissimi a contenere le violente intemperanze dell’uomo, ma la situazione è insostenibile – ha aggiunto Somma – Viviamo in una emergenza continua, la situazione non è più sostenibile”.

Solidarietà ai poliziotti in servizio a Rebibbia è arrivata anche da Donato Capece, segretario generale del Sappe.

“Torno a denunciare come la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici, come il soggetto protagonista del grave evento di cui si è reso responsabile a Rebibbia Nuovo Complesso, è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri laziali e del Paese”, ha detto Capece.

“La loro presenza ha fatto aumentare il numero degli eventi critici nelle carceri”, ha chiarito il sindacalista.

Per il Sappe il personale di polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni.

L’aggressione a Regina Coeli

Pochi giorni fa una aggressione analoga. Alcuni detenuti di Regina Coeli hanno provato a sequestrare un agente per rubargli le chiavi, riportando lesioni guaribili in 25 giorni (leggi qui).

“Una aggressione grave e inaspettata”, ha denunciato il segretario generale della Fns Cisl Lazio, Massimo Costantino, che ha espresso anche solidarietà al collega.

Troppi detenuti, pochi spazi

Non solo detenuti con problemi psichiatrici costretti in carcere. L’altro problema delle carceri romane e laziali in generale riguarda gli spazi.

Negli istituti penitenziari del Lazio sono rinchiusi 5653 detenuti rispetto a una capienza massima di 5.231 persone. A Rebibbia se ne contano 1.372, secondo stime ministeriali 217 in più del previsto. Ancora più grave la situazione a Regina Coeli che potrebbe ospitare 615 detenuti e invece ne custodisce dietro alle sbarre 943.

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