“La Settimana Enigmistica” omaggia Domenico Agostinelli e il suo Museo degli oggetti del passato di Dragona

La più grande collezione di oggetti del mondo si trova a Dragona, in 40mila metri quadri di esposizione: è il Museo Agostinelli, finito sulla rubrica "Strano ma vero" de La Settimana Enigmistica

Domenico Agostinelli, 82enne di Campli in provincia di Teramo, a Dragona dal 1959, è stato citato ancora una volta in una rivista periodica italiana, per la sua insolita mega collezione di oggetti del passato, con la quale ha fondato “il Museo Agostinelli”, in via Carlo Casini, 95 a Dragona, nato con il principio del baratto, e diventato per questo un po’ il Museo di tutti.

La rivista che gli ha dedicato questo omaggio, è “La Settimana Enigmistica”, inserendo il suo Museo nella nota rubrica “Strano ma vero”, nel numero 4707 del settimanale uscito il 9 giugno scorso. La citazione del periodico enigmistico, è solo l’ultima di una lunga serie di attenzioni redazionali, che gli sono stati rivolte da testate italiane ed internazionali, che si sono interessate negli anni alla curiosa collezione messa insieme dall’imprenditore.

La più grande collezione di oggetti del mondo si trova a Dragona, in 40mila metri quadri di esposizione: è il Museo Agostinelli, finito sulla rubrica “Strano ma vero” de La Settimana Enigmistica

Per Domenico Agostinelli fondatore del Museo degli oggetti del passato – Agostinelli, a Dragona dagli anni ’50, il 9 giugno di quest’anno è arrivata una bella sorpresa, e cioè quella di ritrovarsi tra le pagine del periodico enigmistico più antico e seguito d’Italia: “La Settimana Enigmistica”, dov’è finito nella rubrica di curiosità dal mondo “Strano ma vero”, per la sua peculiare attività di collezionismo di oggetti. Una vera vocazione dell’82enne, per far restare traccia delle cose inventate dell’uomo, come testimonianza della sua evoluzione.

Approfittando di questa chicca, oggi siamo andati a trovarlo per chiedergli un commento a caldo sulla pubblicazione, e le novità in programma per la sua attività, che cresce ancora grazie al suo entusiasmo mai spento, nonostante la sua diversamente giovane età:

“Intanto ringrazio per tanto onore il direttore de La Settimana Enigmistica – premette Agostinelliera una cosa che veramente non mi aspettavo e ne sono rimasto piacevolmente colpito. Per dovere di cronaca però, devo sottolineare che i numeri riportati sulla quantità di oggetti della collezioni, insieme ad un grazioso fumetto che mi raffigura, si riferiscono ad almeno 50 anni fa, perché oggi quelle raccolte sono almeno quintuplicate – spiega con semplicità e senza nemmeno un velo di critica, il collezionista”.

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E la collezione infatti, che consigliamo di venire a visitare almeno una volta nella vita, per scoprire che esiste un animo da collezionista in ognuno di noi, consta, solo per fare qualche numero, di oltre 15 quintali di bottoni antichi, 4 quintali di monete antiche, 85 chili di francobolli antichi, e per non stare a riportarli tutte, diremo solo che nel Museo ci sono oltre 2500 collezioni di oggetti vari, esposte in circa 40mila metri quadri coperti e scoperti.

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Tutto questo patrimonio etnografico, si trova in un “angolo” di Dragona, diventato tra i più famosi della storia moderna del X Municipio, e che ben presto sia arricchirà anche di una filiale in un’altra zona del X Municipio, il Quartiere Bagnoletto, tra Dragona e Ostia Antica:

Non è ancora visitabile – spiega Agostinelli – posso solo anticipare che forse è ancora più interessante quanto raccolto nella nuova sede, perché si tratta di oggetti di grandi dimensioni, tra trattori, motociclette, bici, cabine telefoniche inglesi, barche, calessini, ruote di carri, ruote di mulini, e tanto altro ancora”.

La storia di Domenico Agostinelli e la sua collezione

Domenico Agostinelli, ha iniziato fin da giovanissimo a trattare di vendita d’arte, quando nel 1954, andava girando con la sua cassettina di legno (nella foto), da vero ambulante, vendendo o barattando, quadri con soggetti sacri, e facendo parte dei famosi “Santari di Campli”, una vecchia tradizione locale, che vedeva tanti giovani girare per vendere in tutto il centro Italia i loro quadrucci.

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Il Museo Agostinelli e il mondo del cinema

“Quando sono arrivato a Roma – prosegue Agostinelli – ho smesso con quella pesante attività ed ho iniziato a vendere a Porta Portese, e a Via Albano 51, dove c’era una nostra attività che ha preceduto di qualche anno quella di “Agostinelli Arte” tra arte, quadri e cornici su misura. Una volta – spiega l’imprenditore – a Dragona non c’erano molte case e poche attività commerciali, e quindi solo negli anni ‘80 siamo riusciti ad aprire qui un negozio d’arte con qualche risultato, anche perché prima non avrebbe funzionato”-

Ma è stato con il cinema che il Museo ha avuto lo slancio giusto per mantenersi, proseguendo fino ad oggi un rapporto di fiducia con il mondo delle produzioni di film per il grande schermo e per la tv. Questa collaborazione professionale è iniziata già negli anni ’60, da quando cioè le collezioni sono state scoperte dai trovarobe di Cinecittà, che si dovevano occupare degli oggetti per il set, e così giravano come disperati per trovare buoni fornitori:

Quando hanno trovato noi – spiega Agostinelli – non gli sembrava vero, ed anche a noi, che per sostenerci avevamo necessità di questi buoni clienti che noleggiavano gli oggetti per i film o il museo per girare delle scene. Tra i tanti registi “clienti” c’era Fellini, che veniva a fare il disegno di cosa voleva sulla carta d’imballo e noi che avevamo la fonderia glielo realizzavamo, poi Pupi Avati, Tornatore, Dario Argento, e tanti altri”.

Il Museo è stato scelto come set da Castellitto, Rubini, e per diverse fiction, l’ultima con Veronca Pivetti, ed è anche tra le ambientazioni del Commissario Montalbano, nell’episodio “Il Gioco degli Specchi” (leggi qui). Insomma, sempre parlando di grandi numeri, anche se con la ritrosia di Domenico Agostinelli, che è persona modesta, basti pensare che, quasi 50 produzioni tra tv e cinema si stanno attualmente rifornendo da lui.

“Anche con gli artisti ovviamente avevamo un buon rapporto – prosegue -, a De Chirico,  Maccari, Purificato e Dalì, il più generoso, ai quali portavo sempre tele, colori e pennelli, ed in questo caso tra noi funzionava il baratto, così che io gli portato i materiali per lavorare e loro mi regalavano grafiche, disegni, oli”.

Il Museo privato, è stato riconosciuto dallo Stato nel 1992 e nel giugno del 2018, Domenico Agostinelli è stato insignito del titolo di “Cavaliere del Lavoro” proprio per questa immensa raccolta, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e dall’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Poiché la raccolta è la più grande al mondo di oggetti, per varietà e quantità, il Museo Agostinelli è naturalmente riportata nella guida della Regione Lazio dei Musei Etnografici e delle collezioni regionali. Citata anche nella guida dei Musei nascosti di Roma e nella Guida insolita di Paola Staccioli Newton&Compton. Questa immensa collezione poi si trova anche nella guida del Touring Club Italiano dei Musei d’Italia.

Tra i preziosi oggetti, fossili di centinaia di milioni di anni, la macchina di Al Capone e le scarpette di Carla Fracci

Tra gli oggetti più preziosi del museo, c’è senza dubbio un tronco d’albero fossile di Betulla di 200 milioni di anni e la “conchiglia” di un Nautilus (mollusco) primitivo di 500 milioni di anni, ed una vera chicca, l’automobile di Al Capone, una delle preferite nel suo “modesto” parco macchine. Donate dalla compianta ballerina italiana Carla Fracci, considerata una delle più grandi ballerine del ventesimo secolo, nel Museo si trovano le sue scarpette, come ricordano loro stessi il 21 maggio del 2021, giorno della sua scomparsa.

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Foto della Fracci dalla pagina Facebook del Museo Agostinelli

Tra gli oggetti degni di nota poi, c’è addirittura la cassa da morto del fondatore del museo, che da buon abruzzese all’età di 70 anni si è già fatto costruire. “Non bisogna rifiutare la morte – spiega Agostinelli -, e poi questa è una nostra tradizione e l’ho rispettata perché ci tengo. La sto preparando e l’ho personalizzata decorando l’esterno con dei bottoni, e mettendo all’interno gli oggetti a me cari, come ad esempio un’ocarina che è stato il primo oggetto ricevuto con il baratto, che è stato sempre il principio ispiratore della raccolta, la maggior parte degli oggetti ancora oggi li raccogliamo così”.

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Una volta intervistato in programma in cui veniva affrontato il tema degli accumulatori seriali, spiegò che la sua era solo un’autentica vocazione. “Da piccolo ero entrato in seminario dai passionisti, e quando i frati missionari riportavano dai viaggi gli oggetti trovati, li trovavo affascinanti, e così l’idea di fare il missionario mi era sembrata l’opportunità per iniziare una mia raccolta. Dopo le cose sono andate diversamente ma quell’intenzione l’ho conservata ed ho iniziato comunque a mettere insieme gli oggetti. Figlio di contadini, non ero un esperto d’arte anche se lo sono diventato, ed ho studiato da perito d’arte negli anni ’70, divenendo l’unico che non faceva pagare le perizie. Dopo mi sono anche iscritto all’università, ma anche se non ho completato gli studi, ho una tale esperienza che difficilmente potrei sbagliare sull’autenticità di un oggetto antico“.

Mia moglie Annamaria, e i miei figli Ilaria e Andrea, mi sopportano in questo mio progetto da sempre, però non hanno mai mancato di sostenermi. In futuro spero che lo portino avanti con lo stesso amore con cui è stato costruito” conclude Agostinelli.

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