Fiera di Roma: danno erariale da 252 milioni. Otto manager sul banco degli imputati

La Corte dei Conti definisce il disastro finanziario della Fiera di Roma: danni per il Comune di Roma, per la Regione Lazio e per la Camera di Commercio

Fiera di Roma

E’ la cronaca di un disastro annunciato quello della Fiera di Roma di via Portuense. E la Corte dei conti ha presentato il redde rationem a otto manager accusati dell’enorme danno procurato alle casse pubbliche: 251,671 milioni di euro.

La Corte dei Conti definisce il disastro finanziario della Fiera di Roma: danni per il Comune di Roma, per la Regione Lazio e per la Camera di Commercio

E’ la Procura regionale della Corte dei Conti a sentenziare il crollo economico-finanziario della Fiera di Roma, anzi della Investimenti Spa che ne è la proprietaria. Significa un disastro che riguarda le casse pubbliche, considerato che il 58,5% della Investimenti è della Camera di Commercio, il 21,7% del Comune di Roma, il 9,8% della Regione Lazio, il 9,8% di Lazio Innova, lo 0,06% della ex Provincia e via proseguendo, con quote marginali, Unindustria e Confagricoltura.

Sul banco degli accusati ci sono i manager che si sono succeduti alla guida della Investimenti Spa e quindi della Fiera di Roma, tutti in qualche modo legati all’economia capitolina e alla politica: Vincenzo Alfonsi, Roberto Bosi, Lorenzo Cremonesi, Andrea Mondello, Cesare Pambianchi, Lorenzo Tagliavanti, Marco Attilio Tranquilli e Ottavia Zanzi. La Corte dei Conti li ha invitati ha risarcire il danno erariale.

Nell’atto contabile stilato dai magistrati Massimo Perin e Eleonora Lener si legge: «Emerge in questo contesto una grave mala gestio fondata su tre citati pilastri rivelatisi per nulla solidi e sulla adozione/approvazione del piano finanziario 2005 altamente sfidante, connesso alla previsione/attesa valorizzazione urbanistica del vecchio polo, supportato dalla sottoscrizione nel 2005 di un contratto di finanziamento Unicredit fortemente vincolante, con esposizione a gravosi rischi e rilascio di molteplici garanzie anche ipotecarie che ha causato la profonda crisi finanziaria del gruppo Investimenti». Il debito è stato contratto con l’Unicredit.

In poche parole l’accusa è di aver sbagliato i calcoli nel fare le previsioni di rivalutazione del patrimonio legato alla vecchia Fiera di Roma, quella che si trova a ridosso di Tor Marancia lungo la via Cristoforo Colombo, e nell’aver sopravvalutato il potenziale della nuova collocazione sulla Portuense a ridosso dell’aeroporto di Fiumicino.

Contro la gestione degli accusati i giudici contabili rilevano «un ingente depauperamento di risorse e patrimonio pubblici… debito che si trascinerà per anni nei bilanci pubblici, con il risultato negativo per la regione Lazio e il Comune di Roma di non avere un polo fieristico».

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