Controlli radiazioni e delle scorte di iodio: l’Italia si prepara al disastro nucleare?

Rischio nucleare. L'Italia verifica le scorte di iodio e in Veneto si controllano le possibili radiazioni

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Immagine di repertorio.

Dopo l’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina, l’Italia ha cominciato le verifiche delle scorte di compresse di iodio stabile presenti nelle farmacie, in seguito all’escalation dell’offensiva russa e del conseguente rischio nucleare.

Non solo sta controllando anche i livelli delle radiazioni. L’Agenzia regionale per l’ambiente del Veneto (Arpav) a Verona e Belluno ha, infatti, attivato le centraline per captare eventuali segnali di allarme nucleare.

Il sistema era in funzione anche la scorsa notte, quando la centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina è stata attaccata dai militari russi. A quanto risulta, nulla di anomalo è stato registrato fino ad oggi. I controlli delle particelle radioattive nel particolato atmosferico sono eseguiti ciclicamente, questa volta però i dati saranno messi online per verificare possibili effetti connessi alla guerra in atto. In caso di emergenza interverrà la protezione civile (leggi qui).

Scorte di iodio stabile

A dare la notizia è l’agenzia Ansa: “L’Italia sta verificando le scorte di compresse di iodio stabile presenti nelle farmacie, in seguito all’escalation dell’offensiva russa in Ucraina e del conseguente rischio nucleare: risale a giovedì scorso l’attacco alla centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa”. La somministrazione di iodio fa parte della strategia per ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni. Le cronache danno conto di un’accresciuta richiesta delle pillole in diverse zone del Paese e la Protezione civile ed il ministero della Salute hanno attivato una ricognizione sulle riserve.

La iodoprofilassi è contenuta nel Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche del 2010, che a breve sarà aggiornato, secondo quanto detto dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. In caso di «incidente severo» ad una centrale nucleare, indica il Piano, il Dipartimento può decidere di attivare «la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate».

Il Friuli Venezia Giulia ha avviato una ricognizione sulle farmacie per quantificare le scorte di iodio stabile presenti sul territorio. «Non c’è – sottolinea il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi – nessun allarme, facciamo questo atto di ricognizione che è un atto di corretta amministrazione per capire quali sono gli strumenti, in particolare lo iodio, che sono presenti in regione».

Intanto l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato è preoccupato dagli acquisti in farmacia dei medicinali a base di iodio: “In queste ore c’è una corsa ingiustificata a richiedere in farmacia medicinali a base di iodio – ha affermato – Bisogna evitare questo ‘fai da te’ assolutamente inutile, ingiustificato ed inappropriato, come ha denunciato anche la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani e la comunità scientifica. E’ opportuno che il Ministero della Salute intervenga per evitare questa psicosi”.

Rischio nucleare: cosa è la iodoprofilassi

La somministrazione di iodio, invece, fa parte della strategia per ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni. La Protezione civile ed il ministero della Salute hanno attivato una ricognizione sulle riserve.

Utilizzato in seguito all’incidente nella centrale di Chernobyl, nel 1986, è un sale di iodio non radioattivo, in grado di bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.

La iodoprofilassi è contenuta nel Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche del 2010, che a breve sarà aggiornato, secondo quanto detto dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio.

Il Piano afferma che in caso di “incidente severo” ad una centrale nucleare il Dipartimento può decidere di attivare “la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate”. Si tratta,  spiega il documento, di una “efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, purché venga attuata tempestivamente (da alcune ore fino ad un giorno prima dell’esposizione o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione)”.

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