Covid, a Roma i pronto soccorso ostaggio dei no-vax: sono due su tre dei ricoverati

Allarme dei medici di medicina d’urgenza: crescono i flussi dei pazienti con covid al Pronto soccorso. I due terzi non sono vaccinati

covid

Il bollettino giornaliero indica che a Roma e provincia nelle ultime 24 ore si sono registrati 1392 nuovi casi di positività. Sono quasi duecento in più rispetto al giorno prima (leggi qui). La quarta ondata avanza velocemente e i pronto soccorso cominciano a manifestare problemi: mancano posti letto covid e in attesa di collocazione i pazienti occupano le cosiddette “zone rosse” o, addirittura, le ambulanze.

Allarme dei medici di medicina d’urgenza: crescono i flussi dei pazienti con covid al Pronto soccorso. I due terzi non sono vaccinati

Sono i primi segnali di sofferenza delle strutture deputate all’urgenza sanitaria nei diversi ospedali di Roma. E le statistiche indicate dai medici rafforzano quanto già noto. “I pazienti sintomatici che arrivano al pronto soccorso – spiegano gli specialisti – sono per due terzi giovani non vaccinati. L’età media oscilla tra i 28 e i 34 anni. L’altro terzo dei ricoverati sono pazienti immunodepressi e comunque, essendo vaccinati, mostrano sintomi molto meno gravi”. Nel Lazio oggi si registrano sette decessi: sei di questi in soggetti non vaccinati.

Parallelamente si registrano casi di ricoverati che si positivizzano nei reparti non covid determinando la chiusura dei reparti stessi, come previsto dai protocolli.

Il sempre più crescente afflusso di positivi sintomatici nei pronto soccorso, rischia di mettere nuovamente in crisi il sistema della medicina d’urgenza a Roma. Vengono segnalati, infatti, casi di malati che sono tenuti in ambulanza in attesa di letti disponibili nei reparti dedicati e, soprattutto, di difficoltà degli operatori dei pronto soccorso con le “zone rosse interne alle strutture, congestionate.

Cosa fare?

I medici sollecitano innanzitutto i non vaccinati a sottoporsi all’immunizzazione attraverso il siero. La stessa raccomandazione vale anche per chi non ha ancora ricevuto la dose booster: è ormai comprovato che dopo quattro-cinque mesi la caduta di anticorpi dati dalla seconda dose, precipita fino quasi ad annullarsi.

I medici dei pronto soccorso, poi, evidenziano la necessità di vaccinare anche bambini ed adolescenti: è nei piccoli asintomatici che il virus si trasmette e si modifica fino a colpire in modo anche grave i soggetti più fragili ed esposti.

Ci sono due aspetti, poi, che spettano alle autorità sanitarie. Secondo gli esperti, va rivisto il regolamento che impone la chiusura di un reparto non covid in presenza di un positivo. Questa procedura è estremamente pericolosa per la salute pubblica perché vengono meno drasticamente quei posti letto indispensabili per la cura di molte altre patologie. Gli specialisti sostengono che basterebbe isolare il solo positivo e monitorare gli altri pazienti: quelli vaccinati sviluppano sintomi non gravi e sarebbero tempestivamente trattati, trovandosi in ambiente ospedaliero.

Altro punto da sostenere con maggior forza è il ricorso agli anticorpi monoclonali. Il Lazio è secondo solo al Veneto in Italia per numero di pazienti trattati con questa tecnica. Sarebbe sufficiente migliorare la rete territoriale per evitare che un malato covid idoneo, già ai primi sintomi, raggiunga il pronto soccorso e possa essere curato efficacemente a casa.

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