E’ stato emesso un decreto di scomunica “latae sententiae”, nei confronti del prete della Diocesi di Tivoli-Palestrina, nominato sacerdote dal vescovo Mauro Parmeggiani nel 2023 e assegnato a San Cesareo, che sui social aveva pubblicato ripetute dichiarazioni che mettevano in dubbio la legittimità del pontificato di Papa Francesco.
Il decreto al termine del processo sulle dichiarazioni definite dalla Chiesa “contra fedem” e scismatiche su Papa Francesco
Don Natale Santonocito, attraverso video pubblicati sui social media, aveva sostenuto che l’elezione di Papa Francesco fosse invalida a causa della mancata abdicazione completa di Benedetto XVI. Affermazioni, definite “contra fedem” e scismatiche dalla Chiesa, che hanno portato all’apertura di un processo penale extragiudiziale.
Le dichiarazioni proseguite anche dopo l’ammonizione del vescovo
I fatti che hanno portato all’apertura del procedimento, sono avvenuti a partire dall’8 dicembre, quando l’ex parroco aveva diffuso una prima dichiarazione “contra fedem” attraverso le piattaforme social YouTube e Facebook.
A quel messaggio poi, era seguito un altro episodio il 14 dicembre, che aveva fatto intervenire il vescovo con un’ammonizione, e nel processo penale extragiudiziale, il prete della diocesi di Palestrina, aveva continuato a ribadire la sua posizione, sempre diffondendola tramite i social.
Il processo a carico del prete di Palestrina
Al termine del processo a carico di don Natale Santonocito, a cui è stato assicurato il diritto alla difesa da parte dell’avvocato rotale ex ufficio, Mons. Mauro Parmeggiani, tramite lo stesso Vescovo di Tivoli e Palestrina, gli è stato notificato il decreto di scomunica, secondo il Codice di diritto Canonico.
Una decisione che si basa sulla norma dei cann. 751 e 1364 che, in particolare per l’ultima, nei “Delitti contro la fede e l’unità della Chiesa”, fa riferimento all’apostasia, l’eresia e il comportamento scismatico, che se prolungato prevede anche la dimissione dallo stato clericale.
La scomunica
La scomunica latae sententiae comporta la perdita automatica di alcuni diritti ecclesiali e la sospensione da tutti gli incarichi ecclesiastici. Il sacerdote dunque non potrà può celebrare i sacramenti, predicare o esercitare alcun ministero pubblico.