Roma, punta la pistola per riavere soldi: poliziotto nei guai

Il poliziotto giustiziere voleva riavere 200 euro secondo lui sottratte ingiustamente: accusato anche di calunnia

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Una volante della Polizia di Stato

Poliziotto fuori servizio impugna la pistola e la punta alla nuca di due stranier, deciso a riavere 200 euro, a suo dire, sottratti ingiustamente. “I soldi o una revolverata alla testa”.

Il poliziotto giustiziere voleva riavere 200 euro secondo lui sottratte ingiustamente: accusato anche di calunnia

La scena, di fronte a passanti increduli, risale a una sera di giugno vicino alla stazione Tiburtina, nei giorni scorsi la misura cautelare per il poliziotto giustiziere e per il figlio che lo ha spalleggiato.

A padre e figlio è stata, infatti, notificata la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Roma e le relative contestazioni: estorsione e lesioni.

Il poliziotto, 49 anni, e il figlio, un ventenne, dovranno rispondere anche di calunnia per aver tentato di ribaltare la vicenda sostenendo di essere stati aggrediti dai due stranieri, due operai albanesi, e di essersi così dovuti difendere.

Una versione smentita dalle telecamere di un pub che hanno immortalato la spedizione punitiva.

Le indagini

Secondo la ricostruzione degli investigatori della Questura di Roma, coordinati dalla procura, i due operai avrebbero avuto le 200 euro per aver lavorato alcuni giorni nel maneggio del figlio del poliziotto-giustiziere, per poi decidere di allontanarsi in quanto insoddisfatti dell’alloggio messo a loro a disposizione.

Ma il papà poliziotto, evidentemente insoddisfatto del lavoro svolto, aveva subito ritenuto quella somma un furto.

Quindi deciso a riavere i 200 euro ha raggiunto i due stranieri alla stazione Tiburtina dove non solo li ha presi a calci e pugni ma ha puntato loro la pistola alla testa.

Convinto di essersi fatto giustizia il poliziotto quella sera si è allontanato tranquillo. Ma più testimoni avevano visto la scena e avvertito il 112.

Il precedente

Di recente sono finiti sotto inchiesta anche altri due poliziotti, in questo caso agenti della Polizia Penitenziaria: avrebbero indotto trans recluse a Rebibbia a far sesso con loro. Il processo si è appena aperto.

Gli agenti si difendono sostenendo di essere vittime di accuse infondate. A denunciare una detenuta brasiliana addetta alle pulizie all’interno del carcere.