Maccarese, invasione di vespe orientalis al cimitero: ma l’Ama dove è?

I frequentatori del cimitero di Maccarese lanciano un appello per la bonifica dell’area, la soluzione c’è ma serve il via libera della municipalizzata che gestisce la struttura

E’ una richiesta di aiuto accorata quella che viene da alcune persone che frequentano, con regolarità, il cimitero di Maccarese, oggetto, nell’ultimo periodo di una vera e propria invasione di vespe orientalis. Un insetto le cui punture possono provocare shock anafilattici letali e che ha finito per colonizzare il soffitto delle strutture dove sono collocati numerosi loculi. Si tratta di un problema serio perché i nidi sono posizionati molto vicino alle lapidi su cui vengono deposti lumini e altri omaggi floreali.

I frequentatori del cimitero di Maccarese lanciano un appello per la bonifica dell’area, la soluzione c’è ma serve il via libera della municipalizzata che gestisce la struttura

La responsabilità della gestione dell’area cimiteriale compete, come per tutte le altre aree funerarie di Roma e provincia, all’Ama, la società municipalizzata del Comune di Roma Capitale. Ma, in attesa che venga avviata la procedura di bonifica, i primi ad offrirsi di intervenire, con la massima rapidità, se autorizzati, sono i volontari dell’Associazione dei vigili del fuoco in congedo del distaccamento di Castel di Guido (ANVVFC).

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La zona del cimitero di Maccarese, vicino ai loculi, infestata di nidi di vespa orientalis

Si tratta di un iter molto semplificato rispetto alle bonifiche riguardanti atri tipi di insetti, spiega Attilio Zanini dell’ANVVFC, “a differenza delle api che, per esempio, devono essere recuperate per poi andare di nuovo in produzione, le vespe orientalis devono essere abbattute. Siamo pronti a intervenire anche a Maccarese, se ci sarà richiesto dall’Ama, anche perché abbiamo effettuato moltissime operazioni di questo tipo. L’anno scorso abbiamo partecipato ad alcuni interventi all’interno del parco di Villa Pamphili dove questi insetti avevano colonizzato esemplari di Robinia pseudo acacia, costruendo i propri nidi all’interno del tronco di queste piante. E’ stato sufficiente usare il getto d’acqua ad alta pressione delle nostre autobotti per allontanarle e quindi disinfettare l’alloggiamento del favo usando gasolio per poi stuccare il foro utilizzando prodotti siliconici. L’odore intenso degli idrocarburi –conclude Zanini– tiene gli esemplari sopravvissuti alla larga dalla zona dalla quale sono stati scacciati”.

I volontari di Castel di Guido sono in possesso sia dei requisiti per intervenire contro l’invasione degli insetti più pericolosi anche attraverso l’utilizzo delle protezioni previste in questi casi, sia perché tra di loro ci sono anche apicoltori abituati a dare attuazione alle procedure più complesse di disinfestazione dei nidi ma anche dell’integrale recupero di esemplari capaci di costruire alloggiamenti in cera all’interno dei quali trovano riparo a centinaia di migliaia.

Recentemente i volontari dell’ANVVFC hanno rimosso da uno stabilimento di Fregene un gigantesco sciame di api che, seguendo l’odore degli ormoni diffuso dall’ape regina, si erano ammassati su un lettino seminando il panico tra i bagnanti presenti in spieggia (leggi qui).

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