Roma, ristoratori alla sbando: scaduta la proroga per tavolini e dehors da covid, manca nuova disciplina

Il Governo proroga dehors, tavolini e pedane sorti in epoca Covid, ma a Roma manca l'approvazione delle nuova disciplina: vuoto normativo espone a rischio sanzioni i ristoratori

Rischio sanzioni per bar ed esercizi di ristorazione

Il Campidoglio in ritardo sull’approvazione dell’atto di proroga e le nuove regole sull’occupazione di suolo pubblico di dehors, tavolini e pedane a servizio delle attività di ristorazione, lascia gli esercenti del settore della Capitale nel pieno di un limbo, che li mette addirittura in condizioni di illegalità dal 30 giugno scorso. In quella data infatti era prevista la scadenza della proroga del Decreto Aiuti Ter, che regolamentava il regime di occupazione di suolo pubblico straordinario, connesso alle misure di distanziamento dell’emergenza da COVID-19. 

Una questione risolta a livello paese dal Governo, con il decreto milleproroghe e la nuova scadenza spostata alla fine dell’anno, ma per Roma non è così, perché a mancare è il necessario adeguamento delle norme locali al quadro nazionale, con l’approvazione dell’atto di proroga e le nuove regole sull’Osp. Temi sui quali l’Assemblea Capitolina non si sarebbe ancora espressa.

Il Governo proroga dehors, tavolini e pedane sorti in epoca Covid, ma a Roma manca l’approvazione delle nuova disciplina: vuoto normativo espone a rischio sanzioni i ristoratori

Migliaia di strutture tra dehor, ombrelloni, tavolini e pedane, sui marciapiedi e sugli stalli di parcheggio, spuntati con il Covid grazie ad una normativa ad hoc per venire incontro alle esigenze di bar e ristoranti, messi in crisi dalla pandemia, da dieci giorni sono diventate illegali, o meglio, senza la tutela di una regolamentazione comunale che ne prevede il mantenimento fino al 31 dicembre 2023, come stabilito dal Governo ma non dal Comune di Roma.

La disciplina transitoria che era stata approvata dal Comune di Roma e fino ad oggi regolamentava la presenza di questa tipologia di strutture, con un adeguamento delle norme locali al quadro nazionale, è infatti scaduta il 30 giugno scorso, senza essere stata sostituita quasi in automatico da un nuovo atto.

Il termine è superato ormai da dieci giorni, ma da parte dell’Assemblea Capitolina non ci sono segnali circa la volontà di sistemare l’incresciosa questione, con tutti i rischi ipotizzabili tra sanzioni e smantellamento delle strutture.

Chi da un lato contava su questi ritardi per l’eccessiva invasione degli spazi pubblici, più volte denunciata dai cittadini con la fine della pandemia, si trova oggi a fare i conti con il decreto milleproroghe, che fino alla fine dell’anno concede ai commercianti di su vie, piazze, strade e altri spazi aperti, di usufruire ancora di questi elementi di arredo urbano e attrezzature, a servizio degli esercizi di  somministrazione.

Come venne spiegato all’epoca: “Ai soli fini di assicurare il rispetto delle misure di distanziamento connesse all’emergenza da COVID-19, a far data dal 1° gennaio 2021 e comunque non oltre il 30 giugno 2023″. Una scadenza che rischia però di restare tale, visto che il Comune di Roma non ha approvato nessun atto di proroga né tantomeno disciplinato le regole sull’occupazione di suolo pubblico.

Una mancanza molto grave sollevata in queste ora da Valerio Casini e Francesca Leoncini, consiglieri capitolini di Italia Viva: “Mette nel caos migliaia di esercenti, lasciati nel limbo di un vuoto normativo inaccettabile ed esposti al rischio di pesanti sanzioni amministrative. È vergognoso che la maggioranza non sia stata in grado di portare in Aula in tempi utili, atti così importanti” – concludono.