Microtelefoni e droga in cella, nel carcere di Velletri continua a entrare di tutto

Telefoni e droga in cella: altro sequestro shock nel carcere di Velletri. Le richieste del sindacato

Un carcere
Un istituto penitenziario. Foto di archivio

Microtelefoni e decine di grammi di hashish ritrovati in più celle. Nelle carceri del Lazio continua a entrare ciò che è vietato. L’ultima scoperta l’altro pomeriggio nell’istituto penitenziario di Velletri dove in meno di un anno è già successo di tutto tra blitz, sequestri, smercio di droga e persino un omicidio.

Telefoni e droga in cella: altro sequestro shock nel carcere di Velletri. Le richieste del sindacato

L’ultimo sequestro di telefonini e droga sabato pomeriggio, il 27 aprile. A comunicarlo il coordinatore regionale Ciro Di Domenico della FP CGIL Polizia Penitenziaria.

A gennaio una scoperta ancora più singolare. Allora i poliziotti avevano rinvenuto sei apparecchi telefonici con i vari carica batterie, due fire stick (decoder particolare che consente agli utenti di accedere a vari contenuti delle tv a pagamento quali Sky, Netflix, Dazn) e persino una Play Station piccola portatile e “qualche quantitativo di droga” non meglio specificata.

Passa un mese e in manette finisce una mamma, ultra sessantenne, sorpresa mentre tenta di consegnare 20 grammi di cocaina al figlio detenuto per rapina. Il passaggio sventato, dagli uomini della penitenziaria, durante il colloquio.

L’infermiere spacciatore

Lo scorso mese, esattamente il 12 marzo, sempre nell’ambito del carcere di Velletri i poliziotti in servizio l’arresto in flagranza un infermiere in servizio nella casa circondariale: il suo doppio lavoro introdurre droga e telefonini.

L’infermiere viene fermato mentre consegna circa tre etti di cocaina e oltre 4 etti di hashish a un detenuto. All’interno della sua auto saltano fuori microtelefoni completi di sim e caricabatterie, e in casa 40mila euro in contanti.

Eppure nonostante i continui blitz, denunce e arresti nella Casa Circondariale di Velletri continua a entrare droga per uso interno e telefonini per gestire gli affari sporchi esterni. Tutto ciò mentre nell’indifferenza generale gli agenti chiedono più personale.

L’omicidio in cella

L’episodio più drammatico comunque risale al 19 giugno 2023. Al culmine di una lite tra due carcerati, un detenuto con problemi psichici ha ucciso il suo compagno di cella.

I due convivevano nei pochi metri quadrati ma l’omicida, Federico B., con evidenti problemi psichiatrici  e che qualche tempo prima aveva già aggredito un poliziotto penitenziario, si è avventato sul compagno in quel momento a letto. La vittima si chiamava Marcos Schinco, aveva 43 anni. 

I dati

Per ora nessun intervento mirato per questo istituto che sta assurgendo a caso nazionale. Il penitenziario di Velletri anzi tra le sei carceri laziali resta la più sguarnita di personale (con carenze di oltre il 30 per cento) e con un sovraffollamento di detenuti di oltre il 150%. Qui si contano 620 reclusi (di cui uno su tre straniero) mentre l’istituto potrebbe accoglierne non più di 400.

L’introduzione di sostanze stupefacenti e di telefonini sono una grave minaccia per la sicurezza delle carceri e minano alle fondamenta i tentativi di recupero dei detenuti nella società – afferma Mirko Manna della Fp Cgil NazionaleDietro al traffico di stupefacenti e telefonini, ruotano giri di affari enormi con conseguente gestione di potere fondamentale per stabilire le gerarchie all’interno e al di fuori delle carceri”.

Più cani poliziotti

Gli agenti allora chiedono oltre all’arruolamento di 8mila poliziotti in tre anni, più strumenti tecnologici in grado di stanare telefonini e ricetrasmittenti, ma soprattutto più cani poliziotti.Le unità cinofile – aggiunge Manna – hanno sempre dato prova di efficienza ed efficacia, così come servirebbe una maggiore dotazione di strumenti tecnologici”.

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Qui ci sono poliziotti allo stremo tra turni anche di 16 ore e la paura delle aggressioni. 

Evidentemente il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sta sottovalutando la situazione proprio nel Lazio dove potrebbe avere un più facile controllo, ma, come evidenzia la situazione di Velletri, la situazione sta sfuggendo di mano all’amministrazione centrale”, conclude Manna.