Acilia, titolare di attività a largo del Capelvenere protesta: “vivo un’odissea per cercare di aprire”

Giovanni Stellin, vincitore di un bando che gli ha assegnato un lotto nella zona, ci racconta lo stato di abbandono di tutta l'area e la difficoltà ad aprire la sua attività

piazza Capelvenere

Una vera e propria odissea quotidiana che non ha ancora trovato la fine da oltre un anno quella del titolare di un’attività a Largo del Capelvenere ad Acilia che dopo aver vinto un bando comunale del 2021, da pochi mesi è entrato in possesso delle chiavi del locale che gli è stato assegnato e ancora non è riuscito ad aprire.

Giovanni Stellin, vincitore di un bando che gli ha assegnato un lotto nella zona, ci racconta lo stato di abbandono di tutta l’area e la difficoltà ad aprire la sua attività

Ce ne parla lui stesso, Giovanni Stellin, che si dice allibito per l’atteggiamento del comune di Roma e dei vari dipartimenti che si sono rimpallati da mesi e mesi la sua pratica di apertura.

Io, spiega, come altre cinque attività qua nella piazza, a due passi dalla sede distaccata dell’ufficio anagrafe del X Municipio, quindi una zona che dovrebbe avere una valenza centrale nel territorio, ho ottenuto da tempo la possibilità di aprire una mia attività in uno dei lotti assegnatimi, ma sono l’unico che ha ‘rotto le scatole’ per avere le chiavi, e pur avendolo fatto, mi sono arrivate dopo oltre 13 mesi. Ma non è finita qua, perché di problematiche qui nella piazza ce ne sono a bizzeffe, perché ancora non sono riuscito materialmente a sapere chi sono gli intestatari dei contatori di luce e acqua, e senza saperlo, non ho i dati per poter fare la voltura e quindi non posso dare avvio al centro di supporto sanitario per anziani che vorrei realizzare, una situazione paradossale. Ad oggi solo un parrucchiere ed un ferramenta, storici della zona, sono attivi, tutti gli altri negozi sono in attesa di apertura”.

Tutto questo, spiega Stellin, è dettato dal fatto che “Il comune non riesce a farmi la voltura delle utenze, e senza luce e acqua io non posso lavorare. Chi è andato via prima di me, solo per soffermarmi alla bolletta dell’acqua non pagata, per non parlare dell’elettricità, ha lasciato un insoluto di migliaia di euro. Una volta scoperto chi fosse l’intestatario delle bollette immaginavo che il comune si sarebbe attivato, ma così non è stato e io sono ancora fermo al palo. Ci ho messo diverso tempo solo per sapere dove si trovassero fisicamente i contatori e poi è subentrato il problema delle volture e del pagamento delle bollette pregresse che non spetta a me. Ma il comune fa spallucce”.

E la situazione non è rosea neanche per gli altri lotti, che sono stati assegnati durante due bandi: “Una signora ha vinto il bando nel 2018 ma è da quattro anni nella mia stessa situazione e non ha neanche ricevuto le chiavi, perché molti presi dallo scoramento gettano la spugna e non si danno da fare come ho fatto io con pec e carte bollate”.

Si tratta di una situazione molto grave dal punto di vista amministrativo e ambientale, perché, come rammenta Stellin: Questa piazza dovrebbe e potrebbe rifiorire, è molto grande, e noi assegnatari vorremmo creare attività di aggregazione sociale che darebbero un nuovo e più positivo volto a tutta l’area, ma per le problematiche assurde di cui sopra questo non ci viene permesso”.

Per non tacere del degrado – conclude con veemenza – e della spazzatura che tutti i giorni da anni avvolge la piazza, sembra il terzo mondo, mentre siamo comunque a Roma: cumuli di rifiuti e bottiglie dappertutto, è una zona abbandonata a sé stesso e questo è scandaloso, perché qua l’Ama è evidente che non passa mai e c’è gente che pur avendo vinto il bando si sente emarginata e isolata e ha paura a lavorare e ad avere un locale qui. Ci auguriamo davvero che tutto questo orrore termini presto, perché il quartiere non lo merita”.

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