Ascensorista deceduto alla Farnesina: cosa dice l’autopsia

Dai risultati dell'autopsia sul corpo di Fabio Palotti, l'ascensorista deceduto recentemente nel corso di un intervento di manutenzione all'interno del dicastero, emergono nuovi particolari sulla sua morte

operaio Farnesina fabio palotti

Roma: sono arrivati i risultati dell’autopsia svolta sul corpo di Fabio Palotti, l’ascensorista deceduto alla Farnesina (leggi qui).

Dai risultati dell’autopsia sul corpo di Fabio Palotti, l’ascensorista deceduto recentemente nel corso di un intervento di manutenzione all’interno del dicastero, emergono nuovi particolari sulla sua morte

Dapprima ha gridato “aiuto” per cercare di salvarsi la vita, un grido lanciato pochi istanti prima di morire, quando ha capito che l’ascensore sul quale stava lavorando lo avrebbe schiacciato.

Le sue parole sono state udite da un funzionario della Farnesina che ha subito allertato i carabinieri in servizio presso il ministero degli Esteri che hanno fatto subito un sopralluogo ma senza risultati.

La tragedia di Fabio Palotti, 39 anni, morto mercoledì nel tardo pomeriggio è durata quindi pochi secondi, in quanto in base alle risultanze autoptiche è morto sul colpo.

Si trovava al lavoro in un vano ascensore nella sede del dicastero.

Sono state le gravissime lesioni da schiacciamento a ucciderlo.

Gli specialisti dell’istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli, dove oggi è iniziata la perizia, hanno riscontrato un quadro di fratture, ferite ed ecchimosi straziante.

Non c’è stata agonia, l’operaio ha tentato un disperato tentativo di rannicchiarsi in uno spazio risicatissimo, appena una manciata di centimetri. Una azione istintiva che non ha evitato però il tragico epilogo.

Per quanto riguarda l’orario esatto della morte ci vorranno ulteriori esami anche se al momento non si esclude che il decesso sia arrivato tra le ore 18.25 e le 19 del 27 aprile, orario a cui risalgono gli ultimi segnali del cellulare di Palotti.

Al momento il telefono personale dell’operaio non è stato ancora trovato, nuove ricerche sono state disposte nel vano ascensore: gli inquirenti pensano che il cellulare possa essere finito in qualche intercapedine.

L’indagine della Procura di Roma va avanti, al momento il fascicolo è contro ignoti e l’ipotesi di reato è omicidio colposo.

Gli investigatori hanno ascoltato i colleghi di Palotti e il titolare dell’azienda per quale lavorava come ascensorista.

Chi indaga ha accertato che il 39enne quel pomeriggio era al lavoro nel vano da solo così come prevede il protocollo per gli interventi di ordinaria amministrazione.

Era entrato in servizio alle 14.30 e il suo turno finiva alle 22.

Le porte degli ascensori risultavano chiuse anche se su questo punto risposte potrebbero arrivare dall’analisi delle telecamere di sicurezza presenti sui pianerottoli.

Un elemento certo è che i colleghi sapevano che Palotti era di turno ed era impegnato ad effettuare l’intervento di manutenzione.

Il legale dei familiari ha confermato che l’allarme della compagna di Palotti non è scattato immediatamente perché quel giorno avevano avuto un piccolo diverbio e quindi poteva starci che quella sera volesse stare da solo e passare la notte dai genitori.

Giovedì mattina la moglie ha chiamato i genitori per sapere se avevano notizie di Fabio.

I genitori erano stati contattati pochi istanti prima da un collega del figlio allarmato della presenza dell’auto nel parcheggio della Farnesina.

Di lì a poco hanno ricevuto la telefonata in cui gli è stato detto che il figlio era morto.

Il Pubblico Ministero Antonino Di Maio ha inoltre disposto una consulenza sulla cabina-ascensore: l’obiettivo è capire se ci sia stato un malfunzionamento della modalità “manutenzione” o l’operaio si sia dimenticato di inserirla prima di iniziare il proprio operato.

Proprio questo ultimo dettaglio chiave resta da chiarire rispetto alla morte di Fabio Palotti: perché la cabina dell’ascensore si sia mossa anche se doveva rimanere bloccata proprio perché era in atto un intervento di manutenzione.

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