Green Pass, arrivano i primi processi. L’esperto: “Norme applicate in modo superficiale”

Siamo stati a colloquio con l'avvocato Guido Pascucci, noto professionista legale con sede ad Ostia

green pass
Obbligo di esibire il green pass in molti ambiti della vita sociale

Green Pass: regnano confusione e superficialità da parte delle forze dell’ordine nell’applicazione delle norme relative alla certificazione verde.

Siamo stati a colloquio con l’avvocato Guido Pascucci, noto professionista legale con sede ad Ostia

Molto spesso si assiste a sanzioni comminate ad utenti sia in ambito di processi civili che penali, realizzate applicando in modo estensivo e non puntuale le norme previste dai decreti e talvolta tutto può essere impugnato e annullato per dei banali errori procedurali commessi da parte di chi è tenuto a conoscere a menadito le leggi.

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L’avvocato Guido Pascucci

Questo è quanto emerge dal colloquio con l’avvocato Guido Pascucci, noto professionista dell’ambito forense con sede ad Ostia, che ci racconta di come, in almeno 3 dei suoi casi più recenti, tuttora in corso, le multe e i provvedimenti emanati dall’autorità giudiziaria siano annullabili o quanto meno contestabili sulla base della lacunosità con cui la legge sul green pass viene applicata.

“Vi parlo adesso di 2 casi che mi sono accaduti in sede civile – esordisce Pascucci -.

Entrambi riguardano ristoratori operanti nel X Municipio, più un terzo processo, questa volta penale, che vede coinvolto un cittadino la cui violazione presunta è avvenuta all’Eur.

Nei primi due ambiti, agli esercenti di un bar e di un ristorante era stato ravvisata dalle forze dell’ordine la fattispecie di aver permesso all’interno dei loro locali la presenza di persone sprovviste di certificato verde o con certificato verde base, mentre per consumare all’interno era necessario il super green pass (o green pass rafforzato).

Nel caso della causa penale si è trattato di una persona che, controllata dalla forza pubblica, aveva operato una fantomatica frode, presentando un Qr code che alla scansione con la app ‘verifica C19’ non riconduceva all’identità dell’individuo, generando di fatto il reato aggiuntivo di sostituzione di persona”.

“Ebbene – evidenzia l’avvocato – in tutte  e tre le situazioni, ad oggi il giudice ha accolto le mie deduzioni affermando di non avere bisogno di ulteriori indagini istruttorie e sono in attesa della sentenza conclusiva. Ed è già un risultato essere riusciti ad impugnare i provvedimenti”.

Entrando nel dettaglio “Nel caso dei procedimenti civili, l’errore che probabilmente porterà all’annullamento delle multe è stato, per farla breve, che gli agenti operanti hanno citato genericamente nei loro verbali l’ultimo decreto legge sul green pass, senza scrivere, punto per punto, l’articolo esatto che sarebbe stato violato dai miei assistiti. In buona sostanza, è stata solo citata la fattispecie astratta del reato commesso senza entrare nel dettaglio e questa imprecisione potrebbe a buon diritto permettere di far vincere la causa ai due esercenti”.

“Per quanto riguarda il processo penale – spiega Pascucci – mi è bastato far notare che la forza pubblica era stata frettolosa nello scansionare meccanicamente il Qr Code dell’assistito, direttamente dal suo cellulare. Diversamente, sarebbe bastato andare a scannerizzare lo stesso Codice stampato in formato cartaceo, per rilevare che non c’era stata alcuna frode, nessun falso, ma la persona era esattamente il possessore del green pass”.

Si è trattato di un errore grave – dice l’esperto – che ho potuto smascherare presentando al giudice sia la copia cartacea del Qr Code e sia presentando una perizia giurata fatta dalla Asl di appartenenza del cittadino, che ha confermato che il Qr code era perfettamente regolare. Quel che è accaduto è che, scansionando un dispositivo mobile come un cellulare, basta che anche solo pochissimi pixel dello schermo siano bruciati o danneggiati ed ecco che la app in dotazione alle forze dell’ordine rileva il Green Pass come falsificato o scaduto o appartenente ad un’altra persona, un mero errore tecnico”.

In conclusione, l’avvocato Pascucci evidenzia come il quadro sia dunque estremamente caotico: “Tutto come potete vedere viene fatto da chi deve emanare e far rispettare le leggi, con preoccupante arbitrarietà e senza citare correttamente le norme. Ogni volta che si trova un punto di riferimento, si cerca di orientarsi, subito dopo cambia in modo opposto il punto di vista del legislatore. Sembra di avere la bussola impazzita. C’è un gran lavoro da fare nelle aule di Tribunale, ma questo rimane l’ultimo avamposto della Giustizia, l’ultimo luogo in cui lottare”.

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