Basilica di Sant’Ippolito: in esclusiva le immagini dei lavori di restauro del campanile (VIDEO)

Il servizio di Mara Azzarelli

Fiumicino: in esclusiva le immagini dei lavori di restauro nel campanile romanico della Basilica paleocristiana di Sant’Ippolito all’Isola Sacra.

 A Fiumicino si trova una delle testimonianze storiche più importanti di edificio ecclesiastico delle origini del cristianesimo ed è dedicata, tra la fine IV e gli inizi del V secolo, al martire portuense Ippolito, Santo Patrono del Comune. La Basilica Paleocristiana in questi giorni è oggetto di un imponente lavoro di restauro. Grazie alla direzione del Parco Archeologico di Ostia Antica riusciamo ad entrare nel cantiere e a risalirlo per tutti i suoi 25 metri di altezza. Prima volta, in assoluto, per una tv da quando il lavoro è iniziato. 

 

«Qui ci troviamo nell’area della Basilica e del conventino di Sant’Ippolito – ha spiegato Alessandro D’Alessio direttore del Parco Archeologico di Ostia Anticauno dei luoghi maggiormente identitari del parco Archeologico di Ostia Antica nel comune di Fiumicino e a ridosso di questo suggestivo campanile che stiamo,con il personale del parco, provvedendo a restaurare

Il restauro avrà il compito di intervenire sia sui danni provocati dal tempo e dagli agenti atmosferici, sia da quelli “involontari” provocati dai precedenti interventi di restauro quando le conoscenze tecnico scientifiche non erano quelle di oggi. 

«In alcuni casi ci sono anche delle zeppette di legno e si vede questo materiale bianco che è una resina epossidica – spiega Maria Chiara Alati funzionario architetto del Parco Archeologico di Ostia Antica – che è arrivata completamente a disgregazione»

I materiali con cui nell’antichità era stata costruita la basilica sono stati recuperati dalle zone circostanti: scavi, tombe della necropoli e altri siti archeologici delle vicinanze. A questo si devono i colori delle pareti che stanno mano mano venendo alla luce con il restauro.

«Il campanile è una emergenza architettonica di grande altezza ed è soggetto agli agenti atmosferici – aggiunge Maria Chiara Alati  – primo tra tutti il vento che viene dal mare portandosi sabbia e sale che aggiungono un’importante azione erosiva e disgregatrice con azione chimica e meccanica sulle superfici.»

Il tipico vento ponentino a cui Fiumicino è particolarmente esposta avrebbe contribuito dunque, con il passare degli anni e dei secoli, a creare delle vere e proprie crepe sulle facciate del campanile dove ora sorge il cantiere. Ci sono poi le vecchie tecniche di restauro che con il tempo hanno manifestato i loro punti deboli.

«Adesso quando siamo obbligati a fare degli interventi di ‘legatura’ delle strutture attraverso delle iniezioni armate, usiamo materiali di nuova generazione. Prima si utilizzava il cemento che rende tutto questo irreversibile.» conclude Alati.

Un intervento di recupero imponente quanto affascinante che prevede due fasi: una prima di restauro corticale quella attuale della durata di 9 mesi e una seconda di consolidamento. Prima che l’edificio venga restituito alla cittadinanza e reso fruibile.

Il servizio è di Mara Azzarelli.

 

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