Economia dell’Ambiente: permessi di emissione negoziabili

Permessi di emissione negoziabili. L’Italia si trova al secondo posto in Europa dopo la Germania.

Il sistema di scambio di quote di emissioni è stato per la prima volta introdotto dal protocollo di Kyoto nel 1997 ed è entrato in vigore nel 2005 nell’Unione Europea con il nome di “ETS” ( Emission Trade System). Il mercato europeo dei permessi negoziabili è attualmente il più grande al mondo, al quale accedono 11mila imprese di 31 Paesi.

Comprendere il funzionamento di questo sistema non è difficile: il policy maker determina un limite nella quantità di emissioni accettabili di una determinata sostanza inquinante ed in seguito si confezionano dei permessi ciascuno conferente il diritto ad accedere ad una frazione del volume totale.

Attraverso un’asta questi permessi vengono assegnati alle imprese e poi un sistema di monitoraggi e sanzioni garantisce lo scambio di questi titoli in un mercato artificiale in cui le imprese che desiderano abbattere emissioni vendono i propri permessi a chi invece continua ad inquinare.

Per comprendere meglio questo concetto è sufficiente immaginare che la Tesla, realizzando esclusivamente auto elettriche non inquinanti, potrà vendere i propri permessi di emissione ad imprese quali la Fiat, che fino al 2019 non aveva ancora pensato a veicoli più sostenibili. In questo modo lo Stato ottiene delle entrate derivanti dal pagamento del prezzo dei permessi ed insieme le imprese che mostrano comportamenti virtuosi saranno sempre più incentivate ad investire in tecnologie climate- friendly, essendo a conoscenza del costo dei permessi che, in questo modo, riescono ad evitare.

Le imprese tradizionali , d’altra parte, pur di non spendere quanto necessario per acquistare i titoli ETS delle loro concorrenti preferiranno  investire per adottare tecnologie in grado di limitare le emissioni e di risparmiare sul costo futuro dei permessi.

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TOTALE DELLE ENTRATE PER LO STATO DERIVANTI DALLE ASTE, L’ITALIA SI TROVA AL SECONDO POSTO IN EUROPA DOPO LA GERMANIA.  FONTE EUROSTAT.

 

Alessia Pasotto, laureanda in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo.

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