E’ trascorsa una settimana dal ritrovamento di una busta contenente alcuni reperti presumibilmente collegati all’omicidio di Stefania Camboni, massacrata con 34 coltellate nella sua camera da letto al secondo piano del villino di via Santa Teresa di Gallura a Fregene il 16 maggio scorso.
Nell’omicidio di Fregene il segreto istruttorio che copre le indagini lascia aperti molti dubbi incluso il ritrovamento dell’arma del delitto
Ma proprio le circostanze in cui gli oggetti sono stati rinvenuti dai carabinieri, coordinati dalla procura della Repubblica di Civitavecchia, appaiono strane e potrebbero addirittura far pensare a un tentativo di depistaggio.
Ad adombrare quest’ipotesi è Massimiliano Gabrielli, l’avvocato della sorella e del secondo figlio della donna assassinata che ritiene “legittimo porsi qualche serio dubbio”.
Il riferimento è alle modalità con cui è stato scovato il sacchetto contenente un grosso coltello da cucina Masterchef, compatibile con le ferite mortali inferte durante l’omicidio, dei guanti di lattice e una maglietta macchiata di sangue insieme al cellulare della signora Stefania.
Stranezze nel ritrovamento dei reperti
Le stranezze che aleggiano sull’individuazione dei reperti, trovati soltanto un mese dopo la tragica morte della 58enne, si possono ricavare anche dalla planimetria della zona in cui in cui sono avvenuti i fatti.
La busta in questione è stata ritrovata, su ciglio di via Agropoli a breve distanza dal punto in cui l’auto della vittima, con il muso fuoristrada e il finestrino lato guida aperto, era stata abbandonata quella notte, per inscenare una rapina iniziata in strada e proseguita nel villino come possibile movente del delitto.
Crimine di cui è ritenuta unica responsabile Giada Crescenzi, la 30enne tratta in arresto il giorno stesso dell’omicidio ma che continua a professare la sua innocenza dal carcere in cui è detenuta.
Il fatto è che quella strada è stata non soltanto battuta in lungo e in largo dai militari dell’Arma e dai periti del pubblico ministero, ma è stata anche oggetto di alcune capillari ricerche effettuate anche con l’ausilio di un drone dai collaboratori dell’avvocato Gabrielli.

L’ipotesi depistaggio
Ma chi potrebbe avere avuto interesse a depistare le indagini facendo addirittura ritrovare oggetti chiaramente collegati all’omicidio?
E’ evidente che il cerchio degli inquirenti si è stretto sin dall’inizio intorno alla famiglia di Stefania.
Tra i possibili moventi dell’assassino erano stati indicati presunti debiti trascritti ed elencati in un’agendina.
Somme, in parte già estinte, ma comunque inferiori ai mille euro, una cifra poco credibile come motivo dell’aggressione violenta degenerata in un lago di sangue da parte di un creditore esasperato.
Sta di fatto che anche le accuse mosse nei confronti di Giada Crescenzi, la futura nuora di Stefania che viveva nel villino da poco più di un mese insieme al figlio maggiorenne della signora, Francesco Violoni si fondano su motivazioni risibili. Nel suo caso non si va oltre a qualche dissapore domestico di scarso rilievo.
Intanto il perimetro dell’inchiesta si è allargato. Francesco Violoni, il figlio della vittima, infatti, è stato iscritto nel registro degli indagati ed è, attualmente, difeso da un legale diverso da Gabrielli che, sin dall’inizio, ha incaricato Alessandra Guarini del foro di Biella, di rappresentare il giovane. Francesco scoprì il cadavere della mamma riverso ai piedi del letto al rientro dal lavoro di mattina presto.
Insomma, mentre le indagini proseguono, coperte dal più stretto riserbo, il mistero sul colpevole del delitto sembra infittirsi.
La speranza è che la firma dell’omicida emerga, al di là di ogni ragionevole dubbio, dall’analisi delle tracce biologiche repertate dagli inquirenti, in casa ma anche sulla presunta arma del delitto e sull’indumento di cui l’assassino si sarebbe sbarazzato gettandolo sul ciglio della strada insieme agli altri oggetti.
Qualcuno ha deciso di scaricare l’assassino dopo averlo aiutato a inquinare la scena del crimine?
E’ lecito chiedersi se il sacchetto possa essere stato fatto ritrovare di proposito da chi sa la verità e che magari si è pentito di aver aiutato l’omicida mettendo nelle mani degli inquirenti le prove inconfutabili che lo inchioderebbero alle sue responsabilità.
Quello che è certo è che, sino alla conclusione delle indagini, nessuno può dirsi in possesso della chiave per risolvere l’omicidio.
Oggi alla presenza dei periti di parte, e cioè il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma per la difesa delle famiglie Camboni/Violoni e di Armando Palmegiani per conto delle avvocatesse Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Castelli che rappresentano Giada Crescenzi, sono stati analizzati i reperti e le tracce ematiche e biologiche rinvenute dal reparto scientifico dell’Arma nel villino della morte e nelle autovetture in uso a chi frequentava l’abitazione di via Santa Teresa di Gallura.
“Confidiamo a breve di avere altre indicazioni sull’ora del decesso ma anche sui nuovi importantissimi reperti rinvenuti su via Agropoli e che, attraverso l’esame del Dna, potrebbero fornire importanti conferme in ordine alla responsabilità dell’omicidio, per queste analisi -dice l’avvocato Gabrielli- ci vorrà diverso tempo, speriamo di poter avere alcune indicazioni dai nostri periti”.
“I consulenti di tutte le parti, incluso il nostro, Armando Palmegiani, hanno assistito oggi alle operazioni che si sono svolte in presenza degli inquirenti ma i risultati arriveranno tra un po’ di tempo -sottolinea Anna Maria Anselmi- a luglio dovremmo avere maggiori informazioni sui reperti trovati nel campo situato non lontano dalla casa del delitto”.
Intanto domani, mercoledì 25 giugno, alle ore 11.00 nello Spazio Sacro della parrocchia di Santa Maria del Riposo in viale Sestri Levante a Fregene si terranno i funerali di Stefania Camboni che, per volontà dei famigliari, sarà tumulata insieme all’urna contenente le ceneri del marito Giorgio Violoni scomparso nel 2020.
Alla funzione, che si terrà all’aperto all’interno della pineta, parteciperà anche il vescovo di Porto-Santa Rufina, Gianrico Ruzza.
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