Roma, sfregio a un murales di Antonio De Falchi. La Curva Nord: “Gesto infame”

Su un murales comparse più scritte blu "Ssl"; la Curva Nord prende le distanze 

Uno sfregio realizzato con la gigantografia della scritta SSL, ripetuta due volte sul principale murales dedicato a Antonio De Falchi, il tifoso romanista assassinato il 4 giugno 1989. Sembrava riportare alle frange laziali l’atto di vandalismo perpetrato qualche giorno fa a Torre Maura, lo sfregio invece è stato subito contestato dalla Voce della Nord: “Gesto infame“.

Su un murales comparse più scritte blu “Ssl”; la Curva Nord prende le distanze

Qualche balordo ha sfregiato il murales dedicato ad Antonio De Falchi con sigle che facevano riferimento a noi Laziali – hanno scritto i tifosi biancocelesti -. Il rispetto per i morti è ciò che ci ha sempre contraddistinto, questi gesti infami non appartengono ai Laziali e, per questo motivo, abbiamo provveduto a ripristinare il disegno che ricorda un ragazzo che ha pagato a caro prezzo la sua fede calcistica.

Questi gesti non li abbiamo mai tollerati e mai li tollereremo, chi pensa di infangare i nostri principi ci troverà pronti a difenderli con ogni mezzo. Rispetto per Antonio De Falchi e per tutti coloro che hanno perso la vita seguendo la loro passione“.

Roma, sfregio a un murales di Antonio De Falchi. La Curva Nord: “Gesto infame” 1
Il murales danneggiato. Foto tratta da Vdn_official, il profilo instagram della Curva Nord

Onore a voi, da romanista“, scrive un tifoso giallorosso. “De Falchi vive, Paparelli vive. Almeno su questo tutti noi, laziali e romanisti, dovremmo essere d’accordo“, scrive un altro tifoso romanista. Ed ancora: “Rispetto per i morti e la prima cosa onore ai veri laziali che hanno riaggiustato il disegno“.

Ucciso a 19 anni senza un perché

Antonio De Falchi, 19 anni, romanista cresciuto a Torre Maura, era stato assassinato da un branco mentre in trasferta a Milano attendeva la partiva Milan-Roma.

La morte per lui era arrivata davanti ad un cancello dello stadio di San Siro. Aggredito da tifosi rivali dopo che uno di loro aveva accertato che si trattasse di un “nemico”. “Scusa, hai una sigaretta?”, la trappola era scattata così.

Sai che ora è?”. La parlata romanesca diventa la sua condanna a morte a furia di pugni. Viene accerchiato da una trentina di persone e aggredito da una decina di balordi. Invano il suo tentativo di fuggire.