Roma, via Gaeta (che ospita l’ambasciata russa) diventa via Navalny: blitz dei Radicali

Il blitz nella via che a Roma ospita l'ambasciata russa: i radicali tolgono la targa e mettono quella col nome di Navalny

Blitz dei Radicali a Roma in nome e memoria di Aleksej Navalny, il dissidente russo “avvelenato, arrestato, detenuto in condizioni indegne e infine fatto morire“. “Oggi abbiamo trasformato via Gaeta a Roma, la strada che ospita l’ambasciata russa in Italia, in via Navalny”.

Il blitz nella via che a Roma ospita l’ambasciata russa: i radicali tolgono la targa e mettono quella col nome di Navalny

Mentre nella periferia sud di Mosca duemila persone partecipavano ai funerali del dissidente morto il 16 febbraio, Filippo Blengino, tesoriere, Patrizia De Grazia, presidente e Matteo Hallissey, giovane segretario di Radicali italiani, oggi, venerdì primo marzo, a Roma, hanno apposto sotto alla targa di via Gaeta, la strada che ospita l’ambasciata della federazione russa, una targa alternativa con la scritta “via Navalny”.

Un blitz subito rivendicato sulla pagina del partito. Il nome del dissidente russo sottolineano i dirigenti radicali -, dovrebbe comparire sul loro sito, sui documenti inviati e ricevuti, dovrebbero trovarselo di fronte ogni giorno, a ogni ora. La persona che hanno avvelenato, arrestato, detenuto in condizioni indegne e infine fatto morire”.

Il nome di Navalny – spiegano -, dovrebbe gridare libertà dalla targa della via in cui lavorano i funzionari, i diplomatici, i militari di quel regime che gli ha chiuso la bocca, impedendogli di continuare a parlare di libertà”.

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La proposta al Campidoglio

Al Campidoglio, nei giorni scorsi, era arrivata la richiesta di intitolare la strada in questione al dissidente morto durante la sua detenzione in Siberia: “Ma se il Comune ha deciso di non intitolare questa strada a Navalny ci abbiamo pensato noi”.

Poche ore prima altro comunicato mirato: “Sergei Sokolov, direttore di Novaya Gazeta, è stato arrestato con l’accusa di “discredito delle azioni delle strutture di potere”.

Non è il primo giornalista di questo periodico russo indipendentemente a essere perseguitato per il proprio lavoro”.

Sette colleghi di Sokolov, tra cui Anna Politkosvkaja, vennero assassinati – specificano i Radicali – Il predecessore di Sokolov, il Premio Nobel per la pace Muratov, è stato accusato di essere un “agente esterno”. Adesso è il turno di Sergei Sokalov.

La libertà di stampa, di parola, di informazione libera e trasparente, in Russia, è un reato per cui si può perdere la libertà o la vita”.