Il Parere – Concertone del Circo Massimo, monologhi ribelli e spettatori senzienti: c’è chi toglie il fumo agli occhi

Il polemista Maurizio Contigiani coglie indizi di speranza nei contenuti del Concertone del Primo maggio tenutosi al Circo Massimo. Una partecipazione che dirada il fumo agli occhi

Nonostante il maltempo ce l’abbia messa tutta per far desistere artisti e spettatori, nonostante i guai tecnici che hanno reso problematiche le prime esibizioni, nonostante i tentativi di non tanto velata censura perpetrati dai dirigenti della Rai, il Concertone del Primo Maggio tenutosi al Circo Massimo è stato un grande successo.

Il polemista Maurizio Contigiani coglie indizi di speranza nei contenuti del Concertone del Primo maggio tenutosi al Circo Massimo. Una partecipazione che dirada il fumo agli occhi

Non è tanto per i numeri sulle presenze di spettatori, calcolati in oltre 100mila sul posto e di punte di un milione e mezzo davanti alla tv (share del 12,6%). Il successo è stato nella partecipazione “politica”, in quella forma di dissenso formulato attraverso i testi dei brani cantati e recepito daila foltissima platea.

Il dissenso attraverso il cantautorato d’autore, universale e locale: è questo il tema che ha colto per noi Maurizio Contigiani, polemista i cui interventi vengono ripresi puntualmente da Il fatto quotidiano e da Tpi. Questo il suo intervento all’indomani del Concertone di Roma.

Per frenare il dissenso non basta far firmare dei fogli in cui dichiari  che  quello che dici potrà essere usato contro di te.

Il dissenso si può dimostrare con la partecipazione, l’altissima qualità di ciò che si è in grado di mettere in mostra e il Concertone non è mai stato così all’altezza come ieri sera.

Sarà stata la location, il bagno di folla, i testi di quei giovani artisti  per quei ragazzi di una platea immensa, a volte poco percepiti per via del rap, dell’arabo, del significato criptico delle parole di Hallelujah.

Ma il dissenso era là, ancora più presente, più potente delle altre volte attraverso le voci di quei cantautori e soprattutto quella di un grandissimo Ermal Meta, un gigante, al netto della critica sterile di Repubblica. Ermal che non parla se non attraverso i testi di De Andrè  e Leonard Cohen. 

La Guerra di Piero e Hallelujah, la canzone d’autore è stata sempre vista dal potere come fumo agli occhi ma non la si può negare a nessuno e quei giovani cantautori di ieri sera, hanno preso la strada giusta. Speriamo che anche chi li ha seguiti da uno dei parterre più competitivi della storia riesca a toglierselo quel fumo dagli occhi. Aprendo gli occhi in modo “che tutto non sia più come prima, per non votare ancora la sicurezza e la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare, per andare alle loro porte e gridare ancora più forte”.

Maurizio Contigiani