Roma, sequestrati ville e Ferrari per 20 milioni all’imprenditore Viglietta. “Favorì pure latitanti”

L'imprenditore sospettato di aver accumulato il suo tesoro violando la legge. La Dda dispone i sequestri

La Ferrari sequestrata all'imprenditore
Una delle auto di lusso sequestrata all'imprenditore

L’imprenditore romano Luciano Viglietta perde all’improvviso il suo tesoro tra ville, un centinaio di appartamenti, auto di lusso e conti bancari. I beni per 20 milioni di euro sono stati sottoposti a sequestro preventivo notificatogli oggi dai carabinieri.

L’imprenditore sospettato di aver accumulato il suo tesoro violando la legge. La Dda dispone i sequestri

L’imprenditore avrebbe accumulato l’enorme gruzzolo – secondo la Dda di piazzale Clodio – lavorando sempre ai limiti della legge e col sospetto di aver anche spalleggiato tre latitanti del clan di Camorra “Polverino” garantendogli degli appartamenti in affitto alle porte di Roma.

Il provvedimento finalizzato alla confisca è stato emesso dal Tribunale di Roma, sezione misure di Prevenzione personali e patrimoniali, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Tra i beni sottoposti a sequestro preventivo 4 ville, 1 complesso industriale, 144 unità immobiliari e vari terreni nei comuni di Pomezia, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Anzio e Olbia, 11 società e 22 veicoli, molti dei quali di grossa cilindrata, tra cui una Ferrari.

Il sequestro preventivo

Il sequestro scaturisce dagli accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica di Roma ai carabinieri della Sezione Misure di Prevenzione del Nucleo Investigativo di via In Selci che hanno consentito di ricostruire il profilo e la carriera dell’imprenditore, nonché di individuare il suo ingente patrimonio, da ritenersi – per gli inquirenti – frutto di attività illecite.

Un tesoro frutto di attività illecite

E’ stato ricostruito l’intero percorso dell’indagato ritenuto dedito alla commissione di reati sin dal 1996, connessi e non alla sua attività imprenditoriale.

Nel corso degli anni l’imprenditore sarebbe stato coinvolto in fatti di usura, ricettazione, truffa, falsità in scrittura privata, sostituzione di persona, falsità in testamento olografo.

Ma anche bancarotta semplice, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, realizzazione di discariche non autorizzate, violazione dei sigilli, violazioni della legge sugli stupefacenti e  favoreggiamento di latitanti.

Contestazioni, però, per lo più non ancora definitive di fronte alla legge, e per cui quindi vale la presunzione di innocenza.

Il favoreggiamento

Anche la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione emessa nel 2019  dal gup di Napoli con l’accusa di aver fornito supporto logistico e alcuni appartamenti a tre esponenti di spicco del clan Polverino durante il periodo della loro latitanza non può per ora considerarsi definitiva.

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