Monterotondo, in un libro del Comune due facce della Resistenza: si temono proteste alla presentazione

Attesa carica di tensione in vista della presentazione ufficiale del libro del Comune di Monterotondo che riscrive la storia locale della Resistenza

Potrebbero sfociare in una protesta pubblica i contenuti di un libro pubblicato dal Comune di Monterotondo sulla storia locale della Resistenza all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, e che verrà presentato sabato prossimo, 16 settembre, alle 17.30 presso la biblioteca comunale alle ore 17.30. Il testo mette, infatti, in discussione la vulgata secondo cui la popolazione della cittadina laziale insorse in massa contro i tedeschi, dando luogo a uno dei primi esempi dell’aspra lotta all’occupazione nazifascista dopo la resa del Governo Badoglio agli alleati. Lotta celebrata dalla concessione a Monterotondo della medaglia d’argento al valor militare per gli atti di eroismo compiuti durante la guerra di liberazione.

Attesa carica di tensione in vista della presentazione ufficiale del libro del Comune di Monterotondo che riscrive la storia locale della Resistenza

Ma perché tanto clamore rispetto a un libro dal titolo “Sprungeinsatz Monterotondo” che, pur essendo stato stampato in 600 copie al costo complessivo di circa 10,800 euro con danaro direttamente proveniente dalle casse pubbliche dell’amministrazione locale, non è mai stato distribuito? E’ presto detto. Il saggio, peraltro da poco pubblicato in Germania in lingua tedesca dallo stesso autore, Guido Ronconi, sembra sia stato volutamente occultato in qualche polverosa cantina a causa delle pressioni esercitate sul Comune di Monterotondo, tra gli altri, dal vicepresidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (Anpi), Enrico Angelani, il quale ha sempre sostenuto che l’insurrezione immediatamente successiva all’armistizio da parte dei cittadini eretini rappresentò il “primo episodio della Resistenza e l’occasione per organizzare un vero e proprio nucleo partigiano”.

I dati raccolti in archivi tedeschi e francesi da parte di Ronconi dimostrerebbero tutto il contrario. Negli aspri combattimenti seguiti all’8 settembre, mentre la divisione Piave di stanza nella Capitale si dirigeva verso Tivoli scatenando un intenso conflitto a fuoco con i paracadutisti germanici, i nemici rimasti sul terreno sarebbero stati 54 e non tra i 300 e i 350 come sostenuto dalle fonti ufficiali.

Lo stesso movimento partigiano, secondo il nuovo volume, stampato dall’Istituto di cultura di Monterondo, non mise affatto le sue prime radici alle porte della Capitale e non vi furono, neppure, presunti scontri tra la popolazione locale compatta e l’esercito d’occupazione agli ordini di Adolf Hitler. Stando a quanto ricostruito attraverso le recenti ricerche gli unici a prendere direttamente parte agli scontri furono soltanto due ragazzi del luogo dei quali è peraltro noto un solo nominativo: quello del 17enne, Dario Ortenzi, che assunse il ruolo di guida di una pattuglia di soldati italiani e venne poi coinvolto nei successivi conflitti a fuoco, guadagnandosi una medaglia d’argento al valor militare.

Per poter sapere se il clima di sospetto e di contrarietà nei confronti di una versione storica che ridimensiona in modo significativo l’apporto della Resistenza di Monterotondo alla guerra di liberazione, bisognerà  aspettare l’esito della presentazione ufficiale del libro che, a tre anni di distanza dal suo misterioso ostracismo, potrebbe ancora scaldare gli animi delle opposte fazioni.