Detenuto si avventa con una lametta, ferito un agente

L'aggressione con la lametta nel carcere di Rieti: la denuncia del sindacato

L'agente penitenziario ferito dal detenuto
L'agente ferito. Foto da poliziapenitenizaria.it

Detenuto si avventa contro un agente della penitenziaria e lo sfregia con una lametta. Mementi di terrore ieri  nel carcere di Rieti, dove un detenuto del terzo piano Reparto G, con problemi psichiatrici e proveniente dal Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Reggio Emilia, ha aggredito con una lametta uno degli agenti di turno.

L’aggressione con la lametta nel carcere di Rieti: la denuncia del sindacato

Il detenuto aveva chiesto di potersi recare presso la locale infermeria dell’istituto. Il regolamento dell’istituto prevede che doveva essere accompagnato dal personale di Polizia Penitenziaria.

Appena aperto il cancello di sbarramento della sezione, senza alcun motivo, il detenuto ha colpito alla nuca con una lametta il poliziotto che lo avrebbe dovuto accompagnare, causando a quest’ultimo una profonda ferita su tutto il lato destro del collo.

Per l’agente sono stati necessari diversi dei punti di sutura. Dopo un primo intervento in infermeria è stato necessario il trasferimento nel pronto soccorso più vicino.

La denuncia del sindacato

Immediata la denuncia del Sappe: “Abbiamo bisogno di protezioni utili per fronteggiare questi soggetti, il nostro è un corpo di Polizia non siamo secondi a nessuno”

Purtroppo il fenomeno delle aggressioni nelle carceri della regione Lazio è sempre più dilagante – denuncia Massimo Costantino, in veste di segretario della Fns Cisl Lazio. “Attualmente – aggiunge – il sovraffollamento regionale risulta in aumento rispetto al mese precedente ed ora è di 922 detenuti considerato che n. 6.209 risultano essere i detenuti reclusi nei 14 Istituti del Lazio, rispetto ad una capienza regolamentare di detenuti prevista di 5.287 persone”.

Con la chiusura degli OPG – denuncia il sindacato – e la non modifica del Codice Penale, capita che molti autori di reati, spesso efferati e di grande impatto sull’opinione pubblica, piuttosto che valutarli incapaci d’intendere e volere rendendoli non imputabili come recitano le norme, gli si attribuisca qualche disturbo mentale e si faccia espiare loro una condanna in un penitenziario ordinario. Così lo Stato ha rigenerato tanti mini O.P.G“, aggiunge Costantino.

I sindacati lamentano anche contro le istituzioni di non aver ricevuto risposta alla lettere appello di due mesi fa.

Gli allarmi sono all’ordine del giugno, fino al più grave: a fine giugno un detenuto a Velletri ha ucciso un compagno di cella.