Omicidio in carcere a Velletri, detenuto uccide il compagno di cella Marcos Schinco

Il detenuto, con problemi psichici, in passato aveva già aggredito un agente della Polizia penitenziaria

Un carcere

Al culmine di una lite tra due carcerati, un detenuto con problemi psichici ha ucciso il suo compagno di cella, un 43enne, nel carcere di Velletri. I due convivevano infatti nei pochi metri quadrati  ma l’omicida, Federico B., con evidenti problemi psichiatrici  e che qualche tempo fa aveva già aggredito anche un poliziotto penitenziario, nel tardo pomeriggio di ieri, lunedì 19 giugno, si è avventato sul compagno in quel momento a letto. La vittima si chiamava Marcos Schinco. 

Il detenuto, con problemi psichici, in passato aveva già aggredito un agente della Polizia penitenziaria

Quando gli uomini della Penitenziaria sono intervenuti per il 43enne non c’era più nulla da fare.

Dopo l’omicidio è arrivata la denuncia dei sindacati. ”La situazione è allarmante”, il commento di Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo della Categoria.

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, è necessario ripensare completamente la questione penitenziaria: “Quanto accaduto nel carcere di Velletri deve necessariamente far riflettere per individuare soluzioni a breve ed evitare che la Polizia penitenziaria sia continuo bersaglio di situazioni di grave stress e grande disagio durante l’espletamento del proprio servizio.

Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi“.

“Un problema scaricato”

Come più volte ribadito da questa Federazionechiarisce Massimo Costantino Segretario Generale Cisl Fns Lazioil problema delle REMS non riguarda l’amministrazione penitenziaria e tantomeno il personale dato che le competenze sono esclusivamente delle Asl . Occorre intervenire e modificare la legge sulle Rems perché, cosi come scritta, a rischiare è solo il personale di Polizia Penitenziaria e i dirigenti.

Per la Fns Cisl lazio tali detenuti non devono stare in carcere ma in strutture ospedaliere idonee, non vigilati dalla penitenziaria. Politica e le Asl sono assenti cioè fanno finta di nulla, scaricando il problema”.