Fontana di Trevi a numero chiuso: che ne pensi?

Colosseo scalfito e fontane monumentali usate come trampolini: arriva l'idea del numero chiuso per monumenti da preservare come Fontana di Trevi 

Accesso a numero chiuso della Fontana di Trevi - Foto Instagram/ Pixabay (elaborazione grafica canaledieci.it)

Roma: dopo il bagno, anzi il tuffo scellerato dalla Fontana di Trevi di un italiano di 48 anni, avvenuto la scorsa notte sotto gli occhi e i telefonini puntati di centinaia di spettatori entusiasti di un’assurda bravata, l’amministrazione comunale sta pensando di correre ai ripari per evitare lo scempio dei monumenti cittadini, che non sarebbero più rispettati nemmeno dai connazionali.

Una decisione drastica, soprattutto per preservare la Fontana romana, resa celebre dal bagno Felliniano di Anita Ekberg, è stata proposta in queste ore, con l’idea di blindare in qualche modo il monumento.

Colosseo scalfito e fontane monumentali usate come trampolini: arriva l’idea del numero chiuso per monumenti da preservare come Fontana di Trevi

La Fontana di Trevi a numero chiuso, è quello che alla fine rischiamo di  meritarci tutti per l’incapacità dimostrata da alcuni di saper apprezzare e vivere civilmente il patrimonio dei monumenti della Capitale.

Sarebbe questa la determinazione espressa in queste ore dall’Assessore al Turismo, Alessandro Onorato, che sta pensando per il monumento tra i più famosi della Capitale, un destino che non lo renderà più accessibile alle folle radunate tutte intorno per il rito della monetina, ma visitabile e avvicinabile solo pagando un “biglietto” simbolico, al pari di alcuni pregevoli affreschi che si accendono con 1 euro nelle basiliche.

La Fontana di Trevi nuovamente oltraggiata dal vandalo di turno non è stato certo un bello spettacolo, con il rischio di danneggiare il gruppo scultoreo e assistere per giunta ad un “suicidio” in diretta, con il lancio di questo folle da un’altezza tale che con l’acqua bassa poteva spezzarsi l’osso del collo. Ma l’idea della fontana e dunque di quella piazza chiusa, fa già gelare il sangue a diversi esperti del settore, mentre c’è chi si dice favorevole alla limitazione.

Favorevoli e contrari al numero chiuso? I pareri di architetti, urbanisti e storici dell’arte urbanisti e dei sindacati delle forze dell’ordine

Primo e unico favorevole fino ad ora, appresa la notizia fresca sugli intenti dell’Assessorato, è stato il Segretario provinciale di Roma Ugl Polizia Locale, Sergio Fabrizi:Accolgo con un plauso la volontà espressa dall’Assessore al Turismo, Alessandro Onorato, di prevedere il numero chiuso per l’accesso alla fontana di Trevi nuovamente oltraggiata dal vandalo di turno – ha sottolineato -. L’area di rispetto, da studiare con le competenti autorità in materia, deve prevedere un limite invalicabile per preservare la visione prospettica del monumento e, nel contempo, tenere a distanza la calca dei turisti tra cui si nasconde il tuffatore estemporaneo. Questo libererebbero decine di agenti della Polizia locale impiegati come steward da stadio o bagnini nelle fontane” – concludono.

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Fontana di Trevi piena di turisti – Pixabay

Non la pensa allo stesso modo Luca Creti, architetto, dottore di ricerca e docente incaricato in Storia dell’Architettura Antica e Medievale presso la Prima Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, autore di numerosi volumi e saggi sull’architettura medievale, barocca e moderna:

Sono contrario alle chiusure di ambienti che nascono proprio per accogliere le persone in epoca Barocca, e dunque con la volontà di farne luoghi di aggregazione – ha dichiarato lo studioso -. Più che chiudere quello che andrebbe fatto è rafforzare i controlli delle Forze dell’Ordine e Vigili urbani. In un ambente esterno, oltre che contrario alla chiusura sono contrario al pagamento per la visione dei monumenti. Roma è rimasta una delle poche città d’arte dove l’arte può essere fruita gratuitamente. Diverso è per il Pantheon, che ha comunque mantenuto la possibilità di essere visitato gratuitamente dai romani, e che anche per quello che contiene, è assimilabile ad un museo” – ha concluso l’esperto dello studio Luca Creti e Silvia Boscolo Architetti associati.

“Cancellate e vetri davanti ai monumenti all’aperto? No grazie” – riferisce l’Architetto Flavio Coppola, docente di Storia dell’Arte e autore di numerose pubblicazioni sulla storia urbana di Ostia. “Per quanto interventi del genere possano sembrare utili alla preservazione dei monumenti, questo sarebbe un errore, perché significa che stiamo trasformando la città in funzione dello spazio turistico, alterando il paesaggio urbano – sottolinea Coppola -. Quello che bisogna fare è aumentare la vigilanza e tentare anche se difficile, di prevenire con i controlli la follia di questi gesti. Chiusure come quelle immaginate, non sono accettabili, perché siamo una città fortemente attrattiva, anche per vicoli, stradine e piazzette, e ogni cancellata o vetrata che mettiamo distrugge il paesaggio urbano, e divide gli spazi che devono poter essere vissuti. Aumentare le multe e renderle salate commisurate alla gravità dei gesti sarebbe un modo più efficace di fare cassa” – conclude l’Architetto di Ostia.

Contrario ai cancelli e tutto ciò che significa chiusure dei monumenti e del paesaggio urbano è anche l’Architetto romano Giuliano Fausti, che ha dichiarato: E’ un vizio quello delle chiusure e per questo ci troviamo con l’Arco di Costantino e quello di Giano chiusi nella possibilità di attraversarli soprattutto alle persone civili. Ma credo che le persone non possano essere limitate nella fruizione del bello, e ai turisti che sono una risorsa che va gestita, bisogna imporre i dovuti controlli e punirli. Un’idea del genere è come se alla spiaggia libera si impedisse l’accesso per fare un bagno” – conclude Fausti.

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Colosseo visto dalla strada – Foto Pixabay

Come la Fontana di Trevi anche al Colosseo potrebbe essere chiuso: la proposta dei sindacati

Così come per la Fontana di Trevi altri monumenti potrebbero essere preservati secondo il Segretario provinciale UGL Polizia Locale Roma, Sergio Fabrizi: “Pensiamo anche al Colosseo ad esempio, chiudere l’emiciclo dell’area prevedendo un accesso a pagamento simbolico, come da poco avviene al Pantheon, eviterebbe le presenze sul piazzale di venditori abusivi e salta-fila che impiegano normalmente una dozzina di agenti a turno. Non pensiamo a gabbie o imponenti cancellate ma a misure di fruizione dei beni artistici. Siamo pronti ad offrire le nostre proposte per contribuire ad una città più decorosa e sicura” – concludono.

Non è chiaro ancora cosa abbia in mente l’Assessore per realizzare il numero chiuso, ma è certo che l’impresa non semplice dovrà tenere conto sia delle attività commerciali della piazza, che potrebbero restare penalizzate da una limitazione nella possibilità di ammirare il monumento, che del semplice passaggio dei residenti e lavoratori dell’area circostante.