Ostia, spiagge libere: bagnanti contro i “padroni” dell’ombra

Gruppi di senza fissa dimora occupano giorno e notte i punti d’ombra allestiti sulle spiagge libere. E i bagnanti chiedono di sgomberarli

E’ una vera guerra tra poveri e poverissimi quella che si consuma sulle spiagge libere di Ostia ponente. Gruppi di senza fissa dimora occupano giorno e notte le piazzole ombreggiate impedendo, in questo modo, il rinfresco di chi va al mare senza ombrellone.

Gruppi di senza fissa dimora occupano giorno e notte i punti d’ombra allestiti sulle spiagge libere. E i bagnanti chiedono di sgomberarli

Succede da diverse settimane sugli arenili pubblici municipali di Ponente, dalla spiaggia “Verde” (ex Faber beach) a  quella “Sabbia” (piazza Scipione l’Africano) a quella “Senape” (via del Sommergibile). Famiglie di senza fissa dimora stendono sotto i gazebo ombreggianti asciugamani e brandine rimediate chissà dove e occupano quegli spazi per giorni e giorni, a tutte le ore. Non si muovono da lì sia di notte, quando le stuoie li proteggono dall’umidità, che in orari diurni, quando il sole picchia duro.

Il fatto crea disagio a chi raggiunge la spiaggia privo di ombrellone e vorrebbe magari rinfrescarsi con un po’ di ombra sotto i gazebo pubblici. “Questi accampamenti – protesta una donna anziana – oltre che essere vietati dal regolamento sono un limite a un servizio di balneazione che già manca del marinaio di salvataggio. Vorremmo sapere perché nessuno interviene”.

Le denunce erano state fatte anche dai commercianti nella loro assemblea contro il degrado e diversi gruppi social hanno ospitato fin dall’inizio della stagione le foto degli accampamenti giorni sulle spiagge libere. Nessuno dell’amministrazione, della Polizia locale e delle altre autorità di polizia però ha mosso un dito per cambiare la situazione.

Non tutti possono permettersi di scendere in spiaggia con l’ombrellone – sospira una nonnina – Soprattutto le persone di una certa età non ce la fanno a caricarsi il parasole“. “Non ce l’abbiamo con quei poveretti – chiariscono i bagnanti – ma su spiagge libere già al limite del praticabile, rendere inutilizzabile anche quel po’ d’ombra è privarci di una possibilità di frequentare quello che è un bene di tutti e non di chi ha deciso di viverci”.