Castel Fusano: il servizio antincendio è a rischio

Il 15 giugno scatta il piano di prevenzione per l’estate, ma al presidio del Servizio giardini di Roma Capitale ci sono lacune da colmare

Ormai ci siamo. Il prossimo 15 giugno parte il piano operativo antincendio anche per il parco di Castel Fusano, ma non tutto sembra essere ancora a posto. Gravi lacune si profilano nel sistema di sicurezza della pineta e della fauna che la popola.

Il 15 giugno scatta il piano di prevenzione per l’estate, ma al presidio del Servizio giardini di Roma Capitale ci sono lacune da colmare

Il distaccamento del Servizio giardini di Roma Capitale rischia di dover rinunciare alla collaborazione dellAssociazione nazionale dei vigili del fuoco in congedo. Un tassello indispensabile per l’attività di prevenzione dei roghi.

A lanciare l’allarme è il presidente della delegazione ANVVFC di Ostia, Andrea Pasqualoni. “Non mancano gli automezzi ma i volontari che servono per renderli operativi e senza il nostro apporto – dice Pasqualoni – il Servizio Giardini è come un’anatra zoppa”.

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Operatori dell’associazione ex vigili del fuoco in azione

La sala operativa comunale di stanza a via del Martin Pescatore, sul confine interno della riserva naturale statale del Litorale romano ha, infatti, necessità di integrare le proprie dotazioni con l’ausilio degli ex vigili del fuoco. Mentre il Servizio giardini monitora costantemente il territorio boschivo con i sensori le telecamere situati sulla torre di avvistamento della pineta i volontari dell’associazione la sorvegliano dal basso.

“Quando il fumo si palesa sui monitor – sottolinea Pasqualoni – vuol dire che l’incendio ha già intaccato il sottobosco e che si sta estendendo pericolosamente”. L’apporto dei volontari di protezione civile è decisivo in fase di prevenzione. Si tratta di pattugliare il territorio e raccogliere le segnalazioni degli stessi frequentatori della pineta. Runners, camminatori, ciclisti sono i migliori segnalatori di tutto ciò che accade nel sottobosco.

I mezzi dei volontari potrebbero restare fermi

La campagna anticendio boschivo che riguarderà anche la tenuta di Castel Fusano e si concluderà il prossimo 30 settembre parte in salita. I mezzi di cui dispone l’associazione potrebbero restare parcheggiati all’interno dell’ex campeggio Country club nell’area messa a disposizione dal principe Chigi. Per rendere operativi un automezzo modulo antincendio di marca Bremack da 1000 litri e una seconda autocisterna da 3000 litri c’è, infatti, bisogno di almeno due operatori per turno. I tubi di irrigazione usati per combattere precocemente gli incendi possono raggiungere la lunghezza di 100 metri e, spesso,  vengono collegati fra loro e impiegati in combinazione con le autocisterne del Servizio Giardini. La convenzione regionale che abilita i volontari ad attivarsi richiede una copertura a tempo pieno.

I turni di servizio sono due e coprono 12 ore diurne nell’arco dei tre mesi inclusi nel piano operativo di intervento. Ma dopo l’emergenza Covid, durante la quale i volontari abbondavano, c’è stata una vera e propria crisi delle vocazioni. “In punta di malizia – sottolinea Pasqualoni – mi viene da dire che in quel periodo si entrava in protezione civile anche per aggirare i limiti imposti dal lockdown e respirare aria buona incendi permettendo, ma ci sono altre ragioni connesse ai requisiti sempre più stringenti  imposti dai bandi pubblici e a cui le associazioni di protezione civile devono rispondere”. Tra questi figura anche l’obbligo di offrire il presidio di mezzi antincendio alle manifestazioni più varie. “Il volontario viene confuso con un professionista a tempo pieno e fugge”.

Turni sempre più massacranti e difficili da gestire

Lo scorso anno io da solo – chiosa il presidente della delegazione locale dell’ANVVFCho dovuto coprire 154 dei circa 300 turni di presidio previsti e chiaramente non posso lasciare la pineta per andare da un’altra parte ”. Le associazioni di protezione civile rispondono, infatti, a due enti diversi: la Regione Lazio cui spetta un ruolo apicale nella gestione degli interventi antincendio nei parchi, nelle riserve e nelle aree verdi e l’amministrazione di Roma Capitale che in questo caso ha un ruolo sussidiario e presidia i territori aperti situati in prossimità di scuole, abitazioni e fabbricati (cd. interfaccia) per esempio l’area circostante Dragona. Il servizio antincendio boschivo nella pineta di Castel Fusano avvalendosi della torre di avvistamento posizionata nei pressi della villa di Plinio consente di avere una ottima visibilità su tutto il territorio che si estende verso le Acque Rosse e i cancelli di accesso alle spiagge comunali della litoranea.

Per la prevenzione decisiva la collaborazione tra enti e associazioni

L’interscambio di informazioni tra il Servizio giardini, gli ex vigili del fuoco in congedo e la protezione civile regionale che smista le chiamate di emergenza e fa scattare i singoli piani di azione, nel corso degli anni, ha dato buoni risultati. Il rogo del 1977 che mandò in fumo una vasta area nei pressi della villa di Plinio e, soprattutto, l’incendio attivato da piromani che, nel mese di luglio del 2000 ridusse in cenere centinaia di ettari di verde della pineta provocando l’evacuazione di un campeggio e di decine di abitazioni e carbonizzando numerosi animali sono solo un lontano ricordo.

 

Nel 2022, anno record per la calura estiva, all’interno dell’area protetta si sono comunque verificati una trentina di episodi, tutti risolti grazie all’attivazione del piano di intervento di cui fanno parte, in primis i mezzi in dotazione al corpo dei Vigili del fuoco. E’ la sala operativa della Regione Lazio che riceve in tempo reale le immagini scattate sul luogo a decidere priorità e modalità di controllo dei singoli incendi.

Per quanto riguarda il presidio della tenuta di Castel Porziano non sono comunque mancate le polemiche. C’è chi assicura che i droni promessi dall’amministrazione comunale per il Servizio giardini non abbiano mai volato. E che l’elicottero RL101, unico velivolo parcheggiato in prossimità della pineta fino al 2005, sia stato spostato troppo lontano, in un eliporto vicino al raccordo nei pressi dell’autostrada Roma Fiumicino.

Una scelta che è stata avallata dalla Regione per dare una copertura più ampia a beneficio delle altre aree della città bersagliate dagli incendi estivi.

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La torre di sorveglianza di Castel Fusano con i sensori e le telecamere in funzione anche di notte

La lunga storia della torre di avvistamento di Castel Fusano

I controlli dall’alto si avvalgono anche  torre di avvistamento della pineta svolge il suo ruolo di vedetta da più di 80 anni. “Prima della guerra – ricorda Silvio Menghi, 72 anni ,memoria storica del Servizio giardini dove ha lavorato per una vita intera e dove è nato in un’abitazione destinata ad alloggio di servizio – non c’erano telecamere. Sulla torre era posizionata una sirena che, durante l’occupazione nazista di Roma, fu utilizzata dai nazisti in funzione di contrasto a possibili sbarchi alleati sul litorale di Ostia”.

Tra l’8 settembre del 1943, data dell’armistizio siglato con gli angloamericani e il 4 giugno del 1944, giorno della liberazione della Capitale da parte della 5a armata del generale Mark Clark, sotto i larghi ombrelli dei pini mediterranei si nascondevano centinaia di soldati della Wehrmacht. Gli stessi che presero parte alla battaglia per la conquista della città subito dopo la resa all’altezza del ponte della Magliana e poi a Porta San Paolo.

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Silvio Menghi, memoria storica del Servizio giardini di Roma Capitale dove ha lavorato per decenni

Nei locali dove oggi c’è la sala operativa anticendio del Servizio giardini – aggiunge Menghi – c’era un camerone utilizzato dagli ufficiali tedeschi come sala mensa. Mia madre Ines che all’epoca aveva vent’anni raccontava sempre di quando i soldati entravano nel pollaio per rubarle le uova. L’ufficiale in comando non gliele restituì ma obbligò il soldato colpevole del furto a scavare per punizione una buca larga un metro e profonda altrettanto. Quando i tedeschi decisero di allagare tutta l’area per ostacolare possibili sbarchi, c’erano militari che si divertivano in questo grande lago che occupava tutta l’area di pantano sui pattini requisiti dagli stabilimenti balneari di Ostia. Poi al presidio arrivò piangendo  da sud un giovane soldato dai capelli rossi che disse soltanto due parole: Cassino kaputt”. C’era stato lo sbarco di Anzio e di lì a sei mesi l’occupazione finì. Ma i mezzi militari abbandonati vennero ancora impiegati per proteggere la pineta dagli incendi. Si chiamavano ‘tigrotti’ venivano modificati in autobotti e, grazie al fatto di essere molto bassi, riuscivano a incunearsi nelle zone più fitte del bosco. Dall’alto della torre la sirena elettromagnetica si attivava per segnalare le emergenze: un fischio nel settore che ‘quadrava’ in direzione del mare, due suoni per l’area che giungeva sino all’angolo bella signora , tre per quella di Pantano e quattro se il pericolo era localizzato verso Torvajanica.

Gli incendi avevano le cause più diverse – conclude Menghi – alcuni erano addirittura provocati dalla criminalità organizzata che si liberava dei cadaveri appiccando il fuoco a macchine nascoste tra gli alberi”. Oggi la torre è dotata di mezzi tecnologici ma il suo scopo è sempre lo stesso, tutelare Castel Fusano e i suoi mille segreti: per esempio la zona chiamata aia dei pignolari dove i raccoglitori abruzzesi facevano incetta di pinoli, la grotta del bandito Gasperoni e via di Bellagamba, la strada che prende il nome dal cippo collocato per ricordare un cacciatore ucciso durante una battuta di caccia a cinghiale”.