Dà fuoco alla hall della Figc, ex allenatore in pensione in manette

L'ex allenatore, dopo settimane di minacce, si è presentato con benzina e accendino

Ex allenatore 75enne finisce in manette per aver tentato di dar fuoco alla hall della Federazione Italiana Giuoco Calcio, al Pinciano. Una vendetta pianificata quella dell’anziano.

L’ex allenatore, dopo settimane di minacce, si è presentato con benzina e accendino

L’uomo, un ex allenatore, che a suo dire avrebbe diritto ad essere pagato da più società calcistiche per gli anni trascorsi ad allenare giovani promesse, l’altro giorno ha preso una piccola tanica ed ha cosparso di benzina l’ingresso della sede della Figc, al Pianciano.

Giovanni F. lo aveva annunciato più volte di essere disposto a tutto pur di riavere i suoi soldi. Persino con una telefonata in cui annunciava il suo piano. Una sorta di ultimatum che aveva messo in allerta i dipendenti della Federazione. “Verrò la prossima settimana. Se non avrò risposte darò fuoco a tutto“.

Giovedì 9 marzo è entrato in azione: ha tirato fuori da una busta una bottiglia piena di benzina, ed ha cosparso la hall col liquido, poi ha preso un accendino dalla tasca che ha subito tentato di azionare per far partire la fiammata.

L’arresto

Solo grazie alla reazione degli uomini della sicurezza della federazione l’ex allenatore non è riuscito a portare a termine il piano. A quel punto è stato sufficiente allertare la Polizia. Per l’anziano quindi è scattato l’arresto con l’accusa di tentato incendio.

Già da tempo l’uomo si presentava alla sede della Figc rivendicando soldi e promesse, non confermate.

Divieto di dimora

Qualche mese fa l’anziano si era spogliato e incatenato al cancello della federazione. “Se non mi ricevono do fuoco a tutto”, la sua risposta di fronte all’invito di rivestirsi. Per l’uomo ora, in attesa del processo, il giudice ha disposto il divieto di dimora a Roma.

Il difensore dell’ex allenatore, l’avvocato Valerio Vitale, ha chiesto il processo per abbreviato che si celebrerà ad aprile. “È apparso chiaro  – spiega il penalista – come il gesto sia stato più il frutto di un malcontento che dura da anni abbinato evidentemente a delle difficili condizioni di vita piuttosto che una condotta dimostrativa di una reale propensione criminale. In questa fase è opportuno adottare cautele che lo tengano distante dal luogo ove si sono svolti i fatti per la sua incolumità e quella degli altri. È indubbio che si tratti di una persona che necessiti di aiuto”. 

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