Caso Orlandi, scontro tra magistrati. Pignatone: “Mai ostacolato Capaldo e le indagini”

Per l'ex capo della procura l'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela è stata liberamente svolta dall'allora aggiunto

verissimo ospite pietro orlandi
I manifesti col volto di Manuela Orlandi

Le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi mai ostacolate. E sulla presunta “trattativa” con emissari del Vaticano mai avute notizie dall’allora procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare del fascicolo. Giuseppe Pignatone, in veste di ex procuratore capo della procura di Roma,  torna a ribadire così la sua posizione sull’inchiesta riguardante la scomparsa della 15enne vaticana avvenuta nel 1983 a Roma.

Per l’ex capo della procura l’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela è stata liberamente svolta dall’allora aggiunto

Una posizione ribadita in risposta alle polemiche sorte intorno all’istituzione di una commissione Bicamerale di inchiesta sul caso. E alla polemica lanciata da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, convinto che le indagini all’epoca di Pignatone abbiano avuto uno stop.

Io non ho mai ostacolato in alcun modo nessuna attività di indagine disposta dal dottor Capaldo o dalle altre colleghe. Non ho mai avocato il procedimento relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi”, la precisazione di Pignatone.

Dopo il mio arrivo da procuratore a Roma il dottor Capaldo ha continuato per oltre tre anni a dirigere le indagini sulla scomparsa della Orlandi, sentendo personalmente testimoni e indagati, disponendo intercettazioni e attività di polizia giudiziaria e nominando consulenti“, chiarisce ancora.

L’ex capo dei pm di piazzale Clodio aggiunge che Capaldo “ha anche disposto e coordinato, intervenendo sul posto, le attività per la rimozione della salma di Enrico De Pedis dalla tomba nella Basilica di Sant’Apollinare e i successivi scavi nella cripta che hanno portato al rinvenimento di alcuni scheletri e di numerosissimi frammenti ossei non riconducibili però alla Orlandi“.

L’archiviazione

Giuseppe Pignatone afferma, inoltre, che “la richiesta di archiviazione è stata decisa a maggioranza, al momento della scadenza dei termini delle indagini, tra i colleghi titolari del procedimento. Io ho condiviso e ‘vistato’, quale Capo dell’Ufficio, tale richiesta, mentre il dottor Capaldo, che non era d’accordo, ha rifiutato – come era suo diritto – di firmarla e ha quindi chiesto il 27 aprile 2015 che, secondo quanto previsto dalle Circolari del Csm in materia, gli venisse revocata l’assegnazione del procedimento”.

La richiesta di archiviazione, presentata il 5 maggio 2015, è stata accolta dal gip, dopo che i familiari della Orlandi avevano presentato opposizione, il 19 ottobre dello stesso anno e confermata definitivamente dalla Cassazione il 6 maggio 2016.

La Commissione di inchiesta

Dal canto suo Pietro Orlandi (leggi qui), ieri, è intervenuto sulla questione dei tempi per la commissione parlamentare dicendo di avere “trovato la volontà di andare avanti” riferendosi agli incontri che ha avuto sulla questione con i rappresentanti del Parlamento e con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

A differenza di tanti anni fa, quando tutti facevano un passo indietro quando sentivano la parola Vaticano, ho valutato una volontà di non sottostare ai suoi diktat“, ha aggiunto Pietro Orlandi.

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