Velletri: la maleducazione e la violenza non ha confini e si può manifestare in ogni momento e in qualsiasi maniera. In questo caso la vicenda è alquanto “schifosa”, perchè un ragazzino ha lanciato dall’altra parte del muro di cinta di una villetta della cittadina veliterna un sacchetto aperto contenente le feci del proprio cane.
Una signora è stata centrata in pieno da un sacchetto con le feci di un cane, lanciato al di là del muro di recinzione della sua villetta da un ragazzino, che l’ha anche aggredita
Risultato finale, è stata centrata la padrona di casa, una donna che stava curando le aiuole del suo giardino, con tanto di cappotto sporcato, come potete vedere dal post pubblicato dalla vittima su facebook.
In particolare la signora si è lamentata rivolgendo improperi al ragazzino che si è anche scagliato contro la vittima, dopo essere stato scoperto, aggredendola e senza scusarsi della malefatta.
“Hai reagito – spiega Silvia rivolgendosi idealmente al ragazzino – con violenza e sfacciataggine anziché chiedere scusa, ed alla tua ragazza, minuta quanto aggressiva, che ci ha augurato di morire dopo aver sporcato la nostra giacca di cacca, dedichiamo tutta la compassione possibile perché più che rabbia, avete provocato in noi tanta pena. La città non è una discarica ma un patrimonio culturale comune, diffuso, condiviso. Qui siamo lontani anni luce. Quanta tristezza”.
In particolare un’altro episodio che in modo differente ha visto protagonista un cane ve lo abbiamo raccontato nei giorni scorsi in un altro nostro articolo (leggi qui), in questo caso si era a Valmontone, ed una donna è stata ferita alla mano tentando di proteggere il suo cagnolino che stava rischiando di morire sbranato da un pitbull che era comparso all’improvviso dopo aver saltato il muro che delimitava la strada da una villa della zona.
Nella fattispecie in quel caso specifico, la signora è riuscita nell’ intento di salvare il suo cucciolo ma non ha potuto sporgere denuncia in quanto le autorità le hanno spiegato che la recinzione era a norma ed aveva un’altezza che per legge era giudicata sufficiente a impedire – in teoria – al cane, di saltare dall’altra parte.
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