Hasib Omerovic, “minacciato e percosso”: il punto delle indagini

Caso Hasib, all'esame della procura le cartelle cliniche per valutare l'ipotesi aggressione

adriana tanoni

I poliziotti prima lo avrebbero minacciato e picchiato. Poi “afferrato” facendolo cadere dalla finestra della sua camera da letto. Era partita da questa ipotesi iniziale la procura di Roma nell’indagare sul caso di Hasib Omerovic, il sordomuto 36enne di etnia rom, volato da una finestra il 25 luglio, a Primavalle, durante una perquisizione (non autorizzata dall’autorità giudiziaria).

Caso Hasib, all’esame della procura le cartelle cliniche per valutare l’ipotesi aggressione

Una ipotesi che potrebbe essere stata superata dopo i primi interrogatori e i primi accertamenti tecnici.

A quasi quattro mesi dalla tragedia, infatti, le indagini a carico di 4 agenti per cui si procede con l’accusa di tentato omicidio e falso, non sono state completate.

Per ora due agenti non sono stati ancora convocati per l’interrogatorio e ne’ hanno chiesto di essere sentiti, mentre un terzo si è avvalso della facoltà di non rispondere e l’ultimo ha preferito rilasciare dichiarazioni spontanee.

Al vaglio le conclusioni mediche

Il pm Luciani, titolare delle indagini, infatti, non ha ancora notificato agli indagati l’effettiva contestazione. E a conclusione delle indagini le ipotesi di reato potrebbero cambiare.

Il magistrato, prima di firmare l’atto di una eventuale incolpazione, intende valutare le cartelle cliniche di Hasib frutto dei suoi due mesi di ricovero al Gemelli.

Restano i dubbi sulle motivazioni del blitz e su alcune annotazioni del verbale sottoscritto dagli agenti.

Nella relazione di servizio gli agenti avevano scritto che Hasib si era improvvisamente lanciato nel vuoto, omettendo una presunta colluttazione con l’uomo, indicata, invece, dalla sorella l’unica della famiglia presente a casa. Una trentenne con problemi di disabilità di cui la procura intende accertare capacità e attendibilità.

Il caso è emerso dopo le denunce della famiglia, rilanciate in conferenza stampa alla Camera dal parlamentare Riccardo Magi.

Secondo le voci di quartiere, i poliziotti, che non avevano un mandato, sarebbero intervenuti dopo le voci di possibili molestie ad alcune ragazze.

Il blitz non autorizzato

I poliziotti, invece, sostengono di essere entrati in casa per procedere “all’identificazione”.
La sorella di Hasib ha raccontato di aver visto tre poliziotti picchiare il fratello con un manico di scopa, consegnato nei giorni successivi dalla famiglia agli investigatori.

Gli indagati nella loro relazione non avrebbero fatto riferimento alla presenza del bastone, mentre hanno dichiarato di aver sfondato la porta con una spallata dopo aver chiesto di aprire ad Hasib, che invece si era barricato nella stanza.

Intanto le condizioni del giovane migliorano, il pericolo morte è ormai scampato.

canaledieci.it è su Google News:
per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie clicca su questo link digita la stellina in alto a destra per seguire la fonte.

Caso Hasib, il giallo dei vestiti: per l’avvocato quelli riconsegnati non sono suoi