Roma, motociclista morto per le buche: le negligenze di due dirigenti Simu condannati

Immagine di repertorio

Cinquantaseette buche ignorate. Prima dell’incidente mortale che la notte del 22 dicembre 2016 sulla via Salaria costò la vita a Francesco Caporale, motociclista romano di 49 anni, gli agenti della Polizia Locale Roma Capitale avevano allertato gli uffici preposti del Campidoglio con sette segnalazioni sulla pericolosità della strada. Segnalazioni sulle buche, tutte non prese in considerazione.

Prima dell’incidente mortale del motociclista Francesco Caporale i caschi bianchi avevano inviato al Simu sette segnalazioni sulla pericolosità della strada dovuta alle buche

La prima sarebbe già dovuta bastare per tamponare il problema: “Il personale riscontra che il manto stradale è dissestato. Si chiede di provvedere al fine di garantire l’incolumità pubblica. Ne seguiranno, invece, altre 6 segnalazioni, di cui un paio in cui gli agenti segnalano incidenti fortunatamente non gravi entrambi riconducibili alle buche e anche qui la richiesta chiede “interventi urgenti”.

Si basa sulle omissioni della manutenzione “dovute a una rimproverabile negligenza” la condanna a 1 anno e 4 mesi di due dirigenti del dipartimento Simu (Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana) ritenuti colpevoli, dai giudici di piazzale Clodio, di non aver evitato la morte del motociclista.

Il conteggio delle buche

La ditta chiamata a valutare le condizioni dell’asfalto il giorno dopo la morte del motociclista conterà 57 buche, alcune in condizioni disastrose.

A ricostruire l’evitabilità dell’incidente proprio la motivazione della condanna dei due dirigenti. L’incidente mortale si era verificato dopo due settimane dall’ultimo appello inascoltato inoltrato dai caschi bianchi.

Uno dei due funzionari è anche sotto processo per il caso di Elena Aubry (leggi qui), la motociclista morta sulla via Colombo per il manto dissestato dovuto alle protuberanze delle radici. La linea di difesa è sempre la stessa: non ci sarebbero le coperture economiche per far fronte, soprattutto con urgenza, alla sistemazione delle strade.

Ma il giudice va oltre la riparazione e indica pure la strada alternativa che si sarebbe potuta intanto attivare. “Deve prendersi atto che non è stato praticato alcun tipo di operazione sull’area”, “Nessuno si è mai curato di predisporre qualche forma di segnalazione ed isolamento, come birilli rossi, cartellonistica di pericolo, avvisi di strada dissestata”.

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