Profughi ucraini: a chi va il contributo di 300 euro al mese

Ecco spiegati i vari passaggi per l'erogazione del contributo e tutto il meccanismo assistenziale

Ogni profugo dalla guerra in Ucraina, anche se proveniente da un paese terzo, in Italia godrà di un contributo di 300 euro al mese per massimo di tre mesi, mentre sono previsti 150 euro al mese.

Ecco spiegati i vari passaggi per l’erogazione del contributo e tutto il meccanismo assistenziale

Dunque un nucleo familiare di un adulto e due bambini riceverà dunque 600 euro.

Alle associazioni del Terzo settore, invece, andranno 33 euro per ogni profugo che verrà aiutato ed inserito nel sistema dell’accoglienza diffusa.

Con la firma del Decreto da parte del premier Mario Draghi e dell’ordinanza della Protezione Civile prende corpo il piano del governo per garantire servizi, integrazione e assistenza agli ucraini ai quali l’Europa ha concesso per un anno la protezione temporanea.

Il Dpcm recepisce il provvedimento europeo del 4 marzo e fissa le regole, stabilendo che saranno le questure a dare il permesso di soggiorno temporaneo, ma è l’ordinanza firmata dal capo del Dipartimento della Protezione Fabrizio Curcio a definire i dettagli dell’assistenza.

Al momento in Italia sono arrivati 75mila ucraini, dei quali quasi 39mila donne e 30mila bambini, e per loro il sistema prevede due opzioni: l’accoglienza diffusa e il contributo di sostentamento, più un terzo che riguarda l’assistenza sanitaria.

I profughi, come tutti i cittadini italiani, avranno un codice fiscale che darà loro diritto ad accedere alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale e alle Regioni verrà garantito un rimborso forfettario di 1.520 euro a profugo, fino ad un massimo di 100mila persone.

Questa ordinanza – specifica Curcio – è stata generata da un lavoro corale che ci consente di attuare un modello integrato tra il sistema di protezione civile e altre attività, un modello innovativo per mettere a sistema tutte le competenze”.

Inclusi i Comuni. “Sono pienamente inseriti in questo meccanismo, visto che prevediamo degli accordi specifici – conferma Curcio – L’Anci è all’interno di questo meccanismo e stiamo ragionando con loro per capire lo sforzo che stanno facendo e come aiutarli”.

Due opzioni, dunque. Per quanto riguarda l’assistenza diffusa, che riguarderà un massimo di 15mila ucraini che sceglieranno di usufruire dei servizi dello Stato, Il primo passaggio sarà la pubblicazione di un avviso di interesse rivolto alle associazioni del Terzo settore affinché comunichino la disponibilità ad accogliere i profughi.

La cifra che sarà messa a disposizione è di 33 euro per ogni profugo e comprende anche i percorsi di integrazione. Si tratta dello stesso importo previsto per chi viene accolto nel sistema Sai e Cas, gestito dal ministero dell’Interno.

Una volta quantificate le disponibilità, verranno attivate le convenzioni tra il Dipartimento della Protezione Civile, la Conferenza delle Regioni, l’Anci e i singoli enti ed elargiti i contributi.

Gli ucraini che, invece, decideranno di sistemarsi autonomamente, avranno un contributo una tantum di 300 euro al mese, per un massimo di 3 mesi.

Ai quali si aggiungeranno 150 euro per ogni figlio, senza alcun limite.

Ma come saranno distribuiti i soldi? Saranno probabilmente gli sportelli postali, dietro presentazione del documento di identità e del permesso di soggiorno temporaneo, a consegnare in contanti i 300 euro.

Si tratta del principio della cosiddetta “accoglienza diffusa”: gli ucraini potranno dunque essere sistemati dalle associazioni presso piccole strutture nella loro disponibilità ma anche presso famiglie solidali che dovranno manifestare loro la volontà di ospitare dei rifugiati.

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