Torna a doppia corsia il viadotto dell’Aeroporto: per Anas non va demolito subito

Tornano percorribili le due corsie per ogni senso di marcia del viadotto dell'Aeroporto: le prove di carico Anas dimostrano che non c'è rischio di crollo immediato

Il Viadotto dell’Aeroporto ha una certa età ma non rischia il crollo immediato. Pertanto può tornare alla disciplina di traffico per la quale era stato pensato ovvero a due corsie per ogni senso di marcia.

Si spiega così la piacevole sorpresa che hanno riscontrato già a partire da ieri pomeriggio, giovedì 28 gennaio, gli automobilisti diretti verso l’aeroporto di Fiumicino: gli operai avevano rimosso i catarifrangenti che limitavano la circolazione ad una sola corsia.

E’ l’effetto delle verifiche statiche e delle prove di carico condotte durante l’estate scorsa (esattamente il 13 giugno) dall’Anas, l’azienda che ha la competenza sulla Strada Regionale 296 via dell’Aeroporto. Il 16 dicembre scorso l’Anas ha reso note le conclusioni dello studio e ha sentenziato che lo stato di salute del viadotto, dei relativi pilastri e delle campate garantisce ancora la sufficiente sicurezza.

In particolare, scrivono i tecnici, “durante l’esecuzione delle prove di carico, il ponte ha fornito risposte confortanti con pieno ritorno elastico delle deformazioni. Si è quindi potuto formulare un giudizio favorevole alla riapertura dell’opera al traffico su entrambe le corsie per senso di marcia, all’elevazione della limitazione ai mezzi di peso superiore alle 22 t, all’innalzamento del limite di velocità fino a 50 km/ora“.

Ci sono, dunque, prescrizioni sul peso massimo dei mezzi e sul limite di velocità da rispettare, compito demandato oltre che alla Polizia stradale anche alla Polizia locale di Fiumicino, comune sul quale territorio si trova l’opera. Ma non solo. Infatti l’Anas ha definito anche un preciso calendario di controlli: “considerando la vita residua dell’opera e l’elevato numero di campate, si è optato nel fare accompagnare la riapertura da un servizio di ispezione dell’opera ogni sei mesi, la prima visita effettuata immediatamente dopo il ricollaudo, le altre due a distanza di sei mesi e 12 mesi dalla prima, in modo da non lasciare l’opera in funzione per più di sei mesi senza essere sottoposta a controlli“.

Insomma, si chiedono gli automobilisti, dall’ottobre 2018, allorquando scattò l’allarme del rischio crollo, ci sono voluti due anni per effettuare verifiche sul reale pericolo rappresentato dallo stato di salute del viadotto?