Processo per l’omicidio del pugile Leonardo Muratovich ucciso ad Anzio: chiesto l’ergastolo per i tre imputati

Il processo per l'omicidio del pugile è alla fasi finali: richieste della Procura giustificate secondo i legali della parti civili

Nella foto il pugile ucciso ad Anzio - canaledieci.it

Per i tre imputati accusati di aver participato in concorso all’omicidio del giovane pugile Leonardo Muratovich, ucciso ad Anzio il 17 luglio del 2022, la Procura di Velletri ha chiesto l’ergastolo.

Il processo per l’omicidio del pugile è alla fasi finali: richieste della Procura giustificate secondo i legali della parti civili

Fu un delitto, come ribadito dall’accusa, commesso per futili motivi il 17 luglio del 2022, quando il pugile all’epoca 25enne, venne aggredito in piena notte di fronte al locale Bodeguita, sulla riviera Mallozzi.

Leonardo Muratovic venne raggiunto da una coltellata al petto, a seguito di un’aggresione all’esterno del locale, e morì mentre l’ambulanza lo stata trasportando in ospedale.

Fu Adam Ed Drissi, oggi 22enne, e accusato del delitto insieme al fratello Ahmed Ed Drissi, di 27 anni e Amor Hadj di 29 anni, a confessare di aver inferto la coltellata alla vittima quella notte mentre il fratello Ahmed Ed Drissi e Amor Hadj, avrebbero assistito e participato all’aggressione con calci, pugni.

Due giorni dopo il delitto, i due fratelli, italiani di origine magrebina, andarono a costituirsi alla stazione dei carabinieri Gianicolense a Roma, ma a confessare l’omicidio fu il più giovane, all’epoca 20enne che dichiarò: “Ho sferrato io la coltellata, ma non volevo uccidere“.

Una ricostruzione riportata in aula anche durante l’ultima udienza in corte d’Assise a Frosinone, in cui è stato anche ribadito che l’accoltellamento avvenuto nel culmine di una lite iniziata all’interno della Bodeguita di Anzio, è stato commesso per futili motivi.

Dopo l’accoltellamento mortale del pugile fu il padre del ragazzo a finire in manette il giorno seguente, quando in preda ad un folle raptus omicida accoltellò i due bodyguard che erano stati chiamati a testimoniare in commissariato, motivando poi il gesto, con il fatto che i due buttafuori non avrebbero fatto di tutto per proteggere il figlio fuori dalla Bodeguita, il locale sulla Riviera Mallozzi, messo sotto sequestro e poi dato alle fiamme.

Per i tre imputati nessuna attenuante e la richiesta della Procura di Velletri del massimo della pena, e cioè l’ergastolo. Ora, il 15 novembre, inizieranno le arringhe della difesa.