Strage di Fidene: le rivelazioni sul poligono del questore di Roma

Processo per la strage di Fidene: in aula il questore di Roma Carmine Belfiore e il prefetto Lamberto Giannini

Fiori di fronte al bar dove è avvenuta la strage di Fidene - foto social

Nel processo per la strage di Fidene, avvenuta l’11 dicembre del 2022, per cui è imputato Claudio Campiti, che sparò alcuni colpi di pistola ad una riunione del consorzio Valleverde, uccidendo quattro donne; sono stati sentiti in queste ore nell’aula Occorsio del tribunale di piazzale Clodio,  l’attuale prefetto di Roma Lamberto Giannini e il questore di Roma Carmine Belfiore.

E’ stato quest’ultimo a fare alcune determinanti rivelazioni sulle irregolarità scoperte nel Poligono di tiro di Tor di Quinto all’epoca dei fatti. Qui Claudio Compiti prese l’arma usata per uccidere.

Processo per la strage di Fidene: in aula il questore di Roma Carmine Belfiore e il prefetto Lamberto Giannini

Al processo per la strage di Fidene, è il questore di Roma Carmine Belfiore a parlare di una situazione di gravi irregolarità verificate nel poligono di tiro di Tor Di Quinto e in altri poligoni, all’indomani della strage di Fidene avvenuta a pochi giorni dal suo insediamento.

Per diverse strutture venne stabilito un provvedimento di chiusura, dopo la decisione che all’epoca della sparatoria venne presa giocoforza, di compiere approfonditi accertamenti su tutti i poligoni di tiro del territorio di competenza.

Indagini sul poligono di Tor di Quinto

“Proprio in quel poligono di tiro di Tor di Quinto – ha spiegato Belfiore rispondendo al pm Giovanni Musarò -, verificammo che c’erano già stati incidenti e criticità, e risultò evidente che nella struttura di Tor di Quinto l’organizzazione di come venivano distribuite armi e munizioni non andava bene. Sulle falle nella sicurezza al poligono, ho disposto un’indagine amministrativa per capire cosa non ha funzionato” – ha aggiunto il questore.

Nell’aula di Piazzale Clodio sono stati a tal proposito ricordati, anche gli altri incidenti avvenuti nel corso degli anni precedenti alla strage in quel poligono, e cioè due suicidi e una rapina durante la quale vennero sottratte delle armi dalla struttura.

Un drammatico episodio in particolare avvenne nel 2010, quando un trentenne si suicidò nel bagno dopo aver noleggiato una pistola; mentre nel 2012, una persona che all’epoca era socio del poligono, rubò una 44 Magnum presa in affitto e rapinò un ufficio postale di Firenze.

Nel processo per la strage di Fidene, sono imputati anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto, dove venne presa l’arma che uccise Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi, Nicoletta Golisano e Fabiana De Angelis.

Oltre a Belfiore, è stato sentito in aula anche l’attuale prefetto di Roma Lamberto Giannini, che sulla vicenda ha dichiarato: “Di una gravità inaudita”. ricordando anche che a Claudio Campiti era stato già vietato il porto d’armi dalla questura di Rieti.

Il 57enne, un esperto tiratore, per diversi anni non aveva pagato i contributi al Consorzio, e aveva un decreto ingiuntivo per oltre 1000 euro, secondo quanto riferito agli inquirenti dalla presidente del Consorzio, anche lei rimasta ferita all’epoca della strage.

Nell’aula di Piazzale Clodio ad inizio udienza, davanti alla Prima Corte di Assise di Roma, l’avvocato di Campiti ha letto un messaggio nel quale l’imputato ha manifestato ancora acredine nei confronti del consorzio Valleverde, stavolta accusato secondo le sue parole, di essersi “Trasformato in un’associazione a delinquere’’.