Lo storico cinema Metropolitan di via del Corso, chiuso ormai da 12 anni, non sarà riconvertito in centro commerciale. Lo ha stabilito il Tar del Lazio. I giudici amministrativi hanno respinto con sentenza il ricorso della proprietà del Metropolitan, la società Dm Europa Srl, confermando la decisione della Regione Lazio contraria all’accordo di programma per la sua riconversione firmato anni fa con la sindaca Virginia Raggi.
Il Tar del Lazio blocca la trasformazione in centro commerciale dello storico cinema romano
Lo storico cinema di via del Corso non potrà essere trasformato in locale commerciale. Anche se l’ultima parola potrebbe passare al Consiglio di Stato.
Il perno della sentenza del Tar si basa su un articolo della legge regionale numero 5 del 2020 che limita la riconversione degli edifici destinati a cinema in attività commerciali.
“Sconfitta evitata”
“Il territorio del I Municipio perde residenti, tradizioni e identità anno dopo anno – ha commentato la decisione la presidente del I Municipio di Roma Lorenza Bonaccorsi – Per questo motivo è un segnale importantissimo quello lanciato oggi dal Tar. La scomparsa di un cinema storico come il Metropolitan sarebbe una sconfitta per tutti”.
I residenti
Entusiasta l’associazione Residenti Campo Marzio: “Il progetto presentato dalla proprietà dell’immobile prevedeva infatti il 90% della riconversione totale dello stabile a grande struttura commerciale, in contrasto con la legge regionale che prevede un massimo del 30%, lasciando solo una minuscola saletta cinematografica e quindi cancellando l’ultimo grande cinema di via del Corso“.
“La presenza di adeguati spazi culturali è fondamentale in un centro storico che vive ormai di solo commercio, bar e ristoranti, e la progressiva sparizione di cinema, teatri e librerie contribuisce alla turistificazione del centro storico di Roma, un processo in atto ormai da lungo tempo”, fanno sapere dall’associazione.
Il progetto presentato – si precisa ancora – ricorda infatti quello che nel 2011 portò alla riconversione del cinema Étoile di piazza in Lucina in un grande negozio del lusso.
“Riconosciamo il merito alla passata amministrazione regionale di aver fermato la riconversione del cinema Metropolitan con l’apposita legge regionale“.
Chiesto l’intervento del Campidoglio
I residenti di Campo Marzio ora chiedono l’intervento del Campidoglio: “Auspichiamo che anche Roma Capitale si faccia parte attiva affinché il cinema Metropolitan possa riaprire e portare una nuova offerta culturale”.
Da qui anche i ringraziamenti. “Un ringraziamento alla Fondazione Piccolo America, che si è presentata in opposizione al ricorso assistita dall’avvocato Claudio Giangiacomo, e si è fatta da sempre parte attiva affinché il Metropolitan rimanesse un cinema.
Con la riapertura del Cinema Troisi nel 2021, in cui è presente un’aula studio aperta H24 tutti giorni, e che offre una programmazione originale e dal forte riscontro di pubblico, dimostrano che le sale cinematografiche sono parte integrante dello sviluppo culturale ed economico del territorio“.
Il progetto secondo la Dm Europa
Diversa la posizione della DM Europa che presentava così il progetto: “Il progetto di riqualificazione dell’ex Cinema Metropolitan prevede l’apertura di uno spazio commerciale, trasformando tre delle quattro sale attuali”.
“Sulla base di un accordo di programma con l’amministrazione pubblica si propone la ristrutturazione della quarta sala adibendola a sala polifunzionale da 100 posti, il versamento di 7 milioni di euro a Roma Capitale tra oneri ordinari e straordinari che saranno reinvestiti nella città e 60 nuovi posti di lavoro solo nella parte commerciale”. Il Tar ha detto no.
L’accordo con la Raggi sfumato
Nel 2019 era stata l’allora sindaca Virginia Raggi e l’ad di DM Europa Morris Attia a firmare davanti ai fotografi un accordo di programma per riqualificarlo.
La multisala, con quattro sale, si doveva trasformare in negozi di brand di lusso per più dell’80 per cento dell’area e conservare a cinema poco più del 16 per cento con una sala da 99 posti, messa a disposizione del Comune gratuitamente per iniziative culturali per vent’anni, per quattro mesi all’anno, e per i restanti otto aperta al pubblico.
L’annuncio del via all’operazione viene fatto dopo una conferenza dei servizi positiva. Poi l’accordo di programma passa alla Regione per il via definitivo. Che non arriverà.