Roma, risulta innocente dopo 27 mesi di carcere: era accusato di abusi sulla figlia

Il papà innocente è stato subito scarcerato dopo 27 mesi di reclusione 

Un'aula di giustizia. L'uomo è stato ritenuto innocente

Ventisette mesi tra arresti domiciliari e carcere, con l’onta di aver abusato della figlia; la condanna a 8 anni di carcere e poi finalmente il verdetto di appello: innocente. Al centro del caso un papà di 43 anni accusa, ora libero e con la vita semidistrutta.

Il papà innocente è stato subito scarcerato dopo 27 mesi di reclusione

L’uomo, un operaio di nazionalità romena, assistito dall’avvocato Marcello Tringali, è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale dai giudici di appello. Per ora, però, nessuno potrà cancellare i 27 mesi vissuti da recluso con l’accusa più infamante.

La figlia, tre anni fa, all’età di 14 anni aveva confidato alla madre di aver subito attenzioni inopportune da parte del padre. La madre all’inizio era incredula, ma poi si è convinta che la figlia non le avesse potuto riferire una menzogna così grande.

Una bugia che invece sarebbe stata stanata dai giudici della Corte di Appello di Roma che hanno poi ribaltato con l’assoluzione la sentenza di primo grado a 8 anni di carcere.

Le motivazioni

Agli occhi dei giudici di secondo grado le rivelazioni della minorenne (“Ho subito abusi da parte di mio padre dall’età di 6 o 7 anni, mai violenti, e mai rivelati a nessuno”) sono inattendibili e riferite solo “per disinnescare” la contrarietà della madre al rapporto “epistolare” col giovane di cui si era “molto innamorata” e che le chiedeva scatti hot.

L’assenza di manifestazioni di disagio psichico a fronte della gravità delle condotte riferite è un ulteriore elemento che unitamente alla dichiarata intenzione di servirsi di tali rivelazioni come un’arma da utilizzare contro l’uno o l’altro genitore mina l’attendibilità dell’intera narrazione dei fatti”, ha specificato la Corte nella sentenza di assoluzione dell’operaio. Il racconto della giovane era stato anche caratterizzato da “troppe risposte incoerenti” e da “una impulsività ideativa”.

Da qui la decisione di disporre l’immediata liberazione del papà innocente con la contestale pronuncia di assoluzione.

Secondo i giudici d’appello di Roma, infatti, l’adolescente avrebbe inventato gli abusi subiti dal padre con l’intenzione di sfuggire al controllo della mamma e proseguire una relazione sentimentale allacciata sui social con un coetaneo.

L’idea di distogliere le attenzioni materne su altro sarebbe nata dopo che la donna aveva scoperto la figlia mentre inviava foto di nudo a un ragazzo conosciuto online, e l’aveva così minacciata di denunciare quest’ultimo per possesso di materiale pedopornografico.

La difesa

Manifesto stima per il collegio Giudicante, che è riuscito a superare le pesanti suggestioni che un caso delicato come questo portava con sé – ha affermato l’avvocato Tringali – Per il mio assistito è la fine di un incubo, anche se le conseguenze per la sua vita sono state (e sono tuttora) devastanti”.

Pochi giorni fa l’assoluzione da un’accusa analoga per un 58enne originario di Colleferro.