Detenuto muore a Rebibbia: protesta in carcere. Il garante: “Notte di sofferenze”

Il detenuto morto probabilmente d'infarto dopo una notte di sofferenze: la denuncia del garante Stefano Anastasia

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Immagine di repertorio.

Un detenuto di 67 anni, cardiopatico e diabetico, è morto nell’istituto penitenziario di Rebibbia a Roma. In carcere è scoppiato una protesta.

Il detenuto morto probabilmente d’infarto dopo una notte di sofferenze: la denuncia del garante Stefano Anastasia

Il detenuto è morto dopo una notte di sofferenze odontoiatriche. L’inchiesta della procura dirà della tempestività dei soccorsi e dell’assistenza prestata“, ha dichiarato il Garante delle persone private della libertà del Lazio, Stefano Anastasia riferendo anche come alla morte del detenuto sia seguita “una civile protesta dei detenuti della casa di reclusione, di quelle che qualcuno vorrebbe rendere punibili con altri anni di carcere“.

La paura di morire in carcere

Secondo il garante dei detenuti la realtà è che “tra i reclusi si palpa con mano la paura di morire dietro le sbarre e a questa paura bisogna dare risposte, sicuramente qualificando l’assistenza sanitaria in carcere ma anche riscoprendo l’incompatibilità con la detenzione delle malattie gravi che non possono essere adeguatamente curate in carcere e rinunciando all’ossessione di risolvere tutto mettendo la gente in galera“.

Anastasia si è impegnato a tenere un incontro con i dirigenti della Asl per verificare lo stato dei servizi sanitari interni all’istituto.

La piaga suicidi

Pochi giorni fa l’appello della Camera Penale di Roma per i suicidi in carcere. Nei primi 45 giorni del 2024 se ne sono contati 19 in tutta Italia. Tra gli ultimi a Roma. Nel settembre dello scorso anno un detenuto si è suicidato a 21 anni, uno dei più giovani nella Capitale.

È un ritmo vertiginoso quello con cui il pallottoliere della morte ha scandito i primi 45 giorni di questo scintillante 2024 – hanno scritto gli avvocati penalisti della Camera Penale di Roma – Per 19 volte lo abbiamo aggiornato. La noia di leggere 19 numeri diventa angoscia da togliere il fiato se, per ognuno, provi a immaginare un volto, un respiro, un figlio, un fratello, una madre, le lacrime dell’attimo prima del gesto”.

Il Direttivo della Camera Penale di Roma – ha fatto sapere il presidente Gaetano Scalise –  denuncia con ogni forza lo scempio di queste morti e raccoglie all’unisono l’iniziativa della sua Commissione Tribunale di Sorveglianza, stimolata dall’idea della socia Marianna Garoppo, di appuntare sulla Toga un fiocco bianco in segno di questo lutto singolare perché ripetutamente previsto e ancora prevedibile”.