Ostia, auto da buttare per colpa dell’allagamento stradale: risarcita dopo sei anni

Il sofferto iter per ottenere il risarcimento dei danni subiti dall'auto durante un'alluvione 

Lasciate ogni speranza o voi che entrate” stava scritto sulla porta dell’Inferno di Dante. E in un inferno di scartoffie si è imbattuta una cittadina di Ostia che ha dovuto aspettare 6 anni prima di essere risarcita dal X Municipio per i danni subiti dalla sua auto. Poco più di 2mila euro di indennizzo per ciò che accadde agli inizi di settembre del 2017 mentre transitava con la sua vettura su via dei Romagnoli allagata dall’acqua durante un nubifragio per via dell’eterno problema legato alla mancanza di interventi da parte dell’amministrazione per liberare le caditoie e i tombini della rete fognaria intasati da fogliame e rifiuti di ogni genere.

Il sofferto iter per ottenere il risarcimento dei danni subiti dall’auto durante un’alluvione

Responsabilità chiare, anche se indirette, a carico dell’ente locale per la condotta negligente relativa all’omessa manutenzione della rete idrica ma altrettanto chiare risposte da parte degli uffici deputati a risarcire la signora Rosanna (nome di fantasia) che è stata costretta a un vero e proprio tour de force di durata pluriennale per sbaragliare la tattica dilatoria e da azzeccagarbugli adottata dagli uffici politici e amministrativi del X Municipio, dal Campidoglio e da Assicurazioni di Roma allo scopo, implicito, di costringerla a gettare la spugna.

E Rosanna la spugna non solo non l’ha gettata ma ha fatto dei suoi sacrosanti diritti una bandiera da difendere con orgoglio e determinazione fino a quando, il 14 dicembre scorso, con la deliberazione numero 45 votata a maggioranza dal consiglio municipale ha ricevuto il via libera alla liquidazione della somma di 2.371,94 euro rivalutata degli interessi legali per i danni subiti dalla vettura di sua proprietà.

Ma vale la pena di ricostruire l’intero iter della vicenda per comprendere la farraginosità di un sistema quasi impenetrabile che la malcapitata residente della cittadina tirrenica aveva interpellato appena due settimane dopo i disastrosi effetti dell’alluvione piombata sul litorale.

Il 9 novembre del 2017 Rosanna riceveva il primo diniego. Le Assicurazioni di Roma, interamente partecipate da Campidoglio, Atac e Ama e teoricamente costituite proprio per funzioni di mutua assistenza anche nei confronti dei suoi finanziatori che sono tutti poi tutti i contribuenti romani (leggi qui), rifiutava di prendere in carico la richiesta di risarcimento accampando la scusa che la polizza di copertura dei danni prodotti nei confronti di terzi “non era più operativa”.

Dopo il no all’indennizzo di Assicurazioni di Roma arriva la sentenza di condanna del Giudice di Pace

Il 7 dicembre, capita l’antifona, la proprietaria dell’auto depositava un’istanza di mediazione per arrivare a una transazione extra giudiziale sulla somma richiesta a titolo di indennizzo. Poiché dal Campidoglio non arrivava più alcun segnale di vita la donna, assistita da un legale, veniva di fatto costretta a fare causa al Comune chiedendo, peraltro inutilmente, che l’amministrazione esibisse tutte le informazioni in suo possesso sugli eventi meteorologici avversi della fine estate precedente.

Una causa iniziata il 5 marzo 2018 che si concludeva positivamente con la sentenza munita di clausola di provvisoria esecuzione pronunciata il 18 ottobre successivo dal Giudice di Pace di Roma con accoglimento della pretesa risarcitoria avanzata.

Problema risolto, verrebbe da dire. E invece no perché l’avvocatura capitolina se la prendeva comoda e informava il X Municipio della pronuncia di condanna all’indennizzo dei danni subiti dalla signora Rosanna soltanto il 25 gennaio del 2019.

Alla fine il muro dell’indifferenza si sgretola

A quel punto l’amministrazione locale iniziava l’ulteriore iter per la liquidazione della somma e prima ancora dell’avvento del Covid, il 21 febbraio 2020 riconosceva, dopo lo stop ricevuto in sede giudiziaria, la legittimità di un debito fuori bilancio per poter procedere al pagamento della somma dovuta. Ma servivano ancora un altro paio di timbri. Un primo via libera dell’Organo di revisione economico finanziaria arrivava il 1° luglio del 2020. Poiché l’estate era ormai entrata nel pieno l’Ufficio di segreteria del Consiglio del X Municipio prendeva tempo sino al 16 ottobre successivo per inserire all’ordine del giorno la relativa deliberazione.

Cosa fatta capo a, si potrebbe concludere. E invece no perché il dossier relativo alla signora Rosanna veniva spedito in archivio fino al 24 febbraio 2021 quando il segretariato generale del Municipio chiedeva al Consiglio di riformulare gli atti essendo nel frattempo scaduto, il 31 dicembre precedente, il termine dell’esercizio di bilancio cui attingere per liquidare il fatidico assegno.

Nel frattempo la signora, sempre più esasperata ma ferma nelle sue intenzioni, attraverso il suo legale trasmetteva diffide a raffica sprecando altre carte bollate fino allo scorso 2 ottobre 2023 quando intimava all’amministrazione di pagare il dovuto entro 60 giorni pena la richiesta di un vero e proprio atto di pignoramento per l’incasso dell’intera somma.  Messa con le spalle al muro e senza più frecce dilatorie al proprio arco l’amministrazione si decideva, finalmente, a mettere ai voti la delibera che, autorizzando il prelievo della somma, avrebbe messo la parola fine a tutta la vicenda.

Il Consiglio metteva ai voti l’atto finale il 14 dicembre scorso ma neppure in questo caso Rosanna ha potuto, almeno moralmente, cantare vittoria perché il provvedimento è stato sì approvato ma con 13 voti favorevoli e 5 astenuti. Ma astenuti perché?

Se vuoi approfondire questi argomenti clicca sulle parole chiave colorate in arancione all’interno di questo pezzo e accedi agli articoli dedicati.