Roma, Genoveva uccisa a botte: chiesta la condanna del marito

Per il marito di Genoveva la procura ha chiesto una condanna a 19 anni di carcere: mai contestato l'omicidio

Genoveva, uccisa a botte

L’estate 2020 aveva raccontato di essere stata investita da un’auto. I primi di gennaio del 2021, in pronto soccorso, aveva detto che era stata picchiata e violentata da sconosciuti per strada. Genoveva poi è morta. Dall’ospedale San Camillo è uscita in bara. Romena, badante, 33 anni, era stata la prima vittima di femminicidio del 2021 a Roma, anche se non ufficialmente. E così probabilmente resterà: una vittima di violenze fuori catalogo.

Per il marito di Genoveva la procura ha chiesto una condanna a 19 anni di carcere: mai contestato l’omicidio

Per quel decesso ora il marito di Genoveva, Florian Ciurea, rischia la condanna a 19 anni di carcere per maltrattamenti in famiglia aggravati dal decesso della vittima, lesioni e anche sottrazione di minori, per avere cercato di portare la figlioletta in Romania, senza il consenso della donna.

La richiesta di condanna (non per omicidio volontario, però) è stata formulata ieri dalla procura di Roma al termine della requisitoria nel processo che si è tenuto davanti alla Corte d’assise.

Genoveva – che abitava col marito a Roma nord in via Raffaele Stasi – quando venne ricoverata d’urgenza nel gennaio 2021 aveva l’addome spappolato, ma per paura fino alla fine non aveva voluto accusare il marito.

Massacrata di botte pare perché, dopo mesi da incubo tra botte e soprusi, non voleva fare l’amore con lui. Poi lei è morta e lui è rimasto a piede libero.

L’arresto

Il marito Florin Ciurea, 38 anni, anche lui romeno, infatti, verrà arrestato solo nell’aprile 2022 e non però per la morte della moglie, ma per tutti i maltrattamenti a cui l’aveva sottoposta a casa tra botte e privazioni, compreso quello di vedersi spedita la figlia di 8 anni dai nonni in Romania per poter lavorare tutto il giorno come badante e portare i soldi a casa.

Si è scoperto poi che Genoveva, è deceduta a 33 anni “per epatite fulminante successiva a trauma e sindrome epato renale”. Morta in un ospedale dove era arrivata presentando un quadro clinico talmente disperato (per lesioni ed ecchimosi diffuse) da rendere inutile ogni sforzo dei medici

Ciurea era stato arrestato dagli uomini della IV sezione della Squadra mobile per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e sottrazione e trattenimento di minore all’estero. La morte come conseguenza di altro reato è stata contestata poi. L’omicidio mai.

Un’indagine complessa, quella della polizia. Sul conto della donna risultavano diversi accessi in pronto soccorso con prognosi anche di più giorni, spesso motivati da incidenti domestici, investimenti stradali, cui seguivano reiterati interventi delle forze dell’ordine che nel tempo cercavano di capire cosa stesse accadendo in quella famiglia e le ragioni delle  ritrattazioni della donna.

Una ragione, in realtà scontata, anche se andava provata con la sua collaborazione: Genoveva temeva per la sua vita ma soprattutto per quella della figlia.