Civitavecchia, Roma e Anzio: la Guardia costiera sequestra una tonnellata di pesce

Vasta operazione della Guardia costiera contro la cattura e la commercializzazione abusiva del pesce nei mercati rionali e al largo delle coste del Lazio

Oltre una tonnellata di pesce è finita nella rete dei controlli eseguiti dalla Guardia Costiera con sede a Civitavecchia nell’ambito dell’operazione antifrode denominata “Espero”. L’intervento si è articolato su una serie di controlli effettuati nella filiera della pesca anche per verificare la tracciabilità dei prodotti e si è chiuso con una raffica di sanzioni amministrative pari a un ammontare complessivo di 33mila a euro.

Vasta operazione della Guardia costiera contro la cattura e la commercializzazione abusiva del pesce nei mercati rionali e al largo delle coste del Lazio

Scopo dell’operazione, avvenuta sotto l’egida del Centro Controllo Area Pesca della Direzione Marittima del Lazio, con sede a Civitavecchia è stata la tutela del mare e delle specie ittiche per prevenirne la depredazione mediante l’utilizzo di tecniche proibite dalla legge e garantire la tutela dei consumatori, sia per quanto riguarda la vendita al dettaglio, sia quelle fatta all’ingrosso.

Proprio nel contesto delle verifiche effettuate presso un mercato rionale e altri esercizi commerciali i militari hanno sequestrato un esemplare di tonno rosso del peso di circa 120 chilogrammi e altri 250 kg di prodotto fresco e surgelato che erano tutti di provenienza ignota e non potevano, pertanto essere commercializzati.

Sotto la lente d’ingrandimento della Capitaneria di Porto, oltre ai centri nevralgici per lo smercio dei prodotti sono finiti anche punti di sbarco e controllate anche imbarcazioni e pescatori non professionali intercettati in mare aperto.  Numerose le irregolarità riscontrate a causa, in numerosi casi, della mancata apposizione delle informazioni necessarie a garantire la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti.

Un’attività di vendita all’ingrosso priva di autorizzazione è stata chiusa tra l’altro dopo aver accertato, d’intesa con il personale dell’autorità sanitaria locale, gravi carenze di natura igienico sanitaria nei locali sottoposti a ispezione.

Motovedetta  CP  284 del Compartimento   marittimo  del porto tirrenico è stata impegnata  sul   fronte   della   vigilanza delle attività   di   pesca condotte con l’uso di dispositivi di concentrazione del pesce denominati “FAD” che sono illegali e consistono in un oggetto galleggiante che proietta un’ombra nell’acqua per attirare gruppi di pesci da catturare con reti e canne da pesca.

E’ proprio all’interno di una delle imbarcazioni fermate per controllo che i militari della Capitaneria di porto hanno sequestrato, applicando una sanzione pari a 3mila euro un numero ingente di questo tipo di dispositivi, insieme a circa 320 metri di rete circuitante e, di conseguenza, acquisito anche la merce catturata mediante il ricorso a questo genere di tecnica: 600 kg di pesce appartenente della specie della lampuga ovvero corifena cavallina che è stato donato a enti caritatevoli locali.

Il pesce sequestrato nel corso dell’operazione “Espero” è stato donato a organizzazioni di volontariato che assistono persone indigenti

Nelle acque del Circondario marittimo di Anzio, le unità navali impiegate nell’operazione “Espero” sono entrate in azione con nave Pennetti Cp 402 e l’ausilio tecnico di un’imbarcazione civile appartenente all’associazione ambientalista denominata Sea Shepherd Italia Onlus sequestrando altri 26 dispositivi proibiti del tipo FAD e 382 trappole in materiale platico per polpi collegate ad oltre  4 chilometri di cime e calamenti non segnalati e, pertanto, estremamente pericolosi anche per la sicurezza della navigazione.

Continuiamo a mantenere alta l’attenzione sulla tutela delle risorse ittiche -ha spiegato capitano di Vascello Michele Castaldo Direttore Marittimo del Lazio- portando avanti una decisa azione di prevenzione e contrasto degli illeciti perpetrati in mare per la salvaguardia dell’ecosistema marino, della biodiversità e della salute pubblica”.