Le “Ottobrate Romane”: origine del termine di un periodo unico nella Capitale

Nella tradizione popolare dire "ottobrate romane" è sinonimo di sole e bel tempo fuori stagione, di una seconda estate, ma l'origine del termine è molto lontana

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A Roma e dintorni si torna sempre a parlare, in questo preciso periodo dell’anno, delle celebri “Ottobrate Romane”, associandolo a giornate di meteo favoloso, caldo, sole, e un estate fuori stagione, nonostante a livello di calendario ci si trovi in autunno, ma dal punto di vista della tradizioni, le origini del termine hanno connotazioni ben precise.

Nella tradizione popolare dire “ottobrate romane” è sinonimo di sole e bel tempo fuori stagione, di una seconda estate, ma l’origine del termine è molto lontana

In particolare, proprio quando nell’antichità si parlava di “ottobrate romane”, ci si riferiva a festività e periodi specifici dell’anno non necessariamente legati al mese di ottobre, dove turisti arrivavano nella Città Eterna da tutto il mondo per gustare la fantastica e unica combinazione di luci, temperature e colori che regalavano di fatto un'”estate autunnale”.

Tanto è vero che dalla notte dei tempi, da queste enormi feste che chiudevano il tempo della vendemmia fin da quando Roma è risultata essere abitata, si usa dire che tutto il mondo ha un’estate sola, mentre solo Roma ne ha due.

Un periodo dove non esistevano separazioni sociali, plebei e patrizi erano tutti insieme mischiati, a Roma e nel suo hinterland, dando vita a gite fuori porta, feste e bevute e ogni barriera sociale crollava, si vedevano persone sfoggiare i migliori e più strani capi d’abbigliamento e le donne mettevano in mostra vestiti ricchi di piume e fiori, come a simboleggiare una stagione rigogliosa, al contrario del normale autunno.

Successivamente, dal  1700 in poi, la tradizione di celebrare l’arrivo di ottobre e dell’autunno, a Roma, vedeva tante partenze di romani già dal giorno di giovedì, tanto che si vedevano tanti carretti trainati da cavalli con un numero preciso di donne giovanissime, sempre 7, rigorosamente 7, tutte vestite come sopra, con fiori sgargianti e sorridenti, simboleggiando la festa in un lungo fine settimana, e la più bella era sempra accantoa chi guidava il carro trainato dai cavalli.

A quel punto si creavano vari cortei con uomini che seguivano il carro pieno di belle donne fin fuori città, andando “fuori porta” e poi, una volta arrivati fuori Roma, si giocava a ruzzola, bocce, altalena e all’albero della cuccagna, bevendo come se non ci fosse un domani tra brindisi infiniti, cantando, ballando e suonando i celebri stornelli romani tra montagne di cibo e buon vino: trippa, abbacchio, gnocchi erano le cibarie più resenti per festeggiare questo periodo dell’anno davvero inimitabile a Roma, per dei baccanali moderne.

Le ottobrate erano celebrate con tutti gli onori fino a fine governo papale, circa fino alla metà del 1800, con riti dionisiaci inimitabili e lunghissimi tutto il mese tra Monteverde, Ponte Milvio, Porta Pia, Testaccio, San Giovanni, porta San Pancrazio e un po’ in ogni angolo cittadino, riprendendo le feste della Roma Antica.

Un mese di svago come concetto di vita oltre l’estate che c’è ancora ora, anche se della vecchia tradizione popolare si sono persi quasi tutti i riti citati in precedenza, per ogni romano che si rispetti questo periodo dell’anno resta sempre occasione per le ultime scampagnate vere e proprie all’aria aperta prima che facciano capolino il freddo e l’inverno vero e proprio anche nella Città Eterna.

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