Il “Conte nero” ancora nei guai: il pronipote di Papa Pio II arrestato per tentato omicidio

Il Conte Nero ferisce un artista di strada col collo di una bottiglia: arrestato dai carabinieri

Il Conte Nero

Un guaio tira l’altro. Il “Conte Nero” torna a colpire. Ranieri Adami Piccolomini, discendente diretto di Papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini, ancora una volta semina il panico per le vie di Trastevere. Stavolta, però, è finito in stato di arresto per tentato omicidio.

Il Conte Nero ferisce un artista di strada col collo di una bottiglia: arrestato dai carabinieri

Ranieri Adami Piccolomini appena cinque giorni fa a Trastevere aveva minacciato dei carabinieri in servizio: “Datemi le pistole o vi ammazzo”.  Nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 agosto, un’altra bravata nello stesso quartiere che si poteva concludere nel peggiore dei modi: ha aggredito e ferito con una bottiglia rotta un artista di strada. Pare che da giorni girasse in cerca di soldi chiedendoli ai pochi acrobati o musicisti che si fermano nel quartiere per raccogliere qualche spicciolo.

L’ex rampollo, che da anni colleziona problemi con la giustizia, ha aggredito con una bottiglia rotta un artista di strada keniota. L’uomo stava cenando in un ristorante di piazza Sant’Apollonia, ed è stato ferito al collo vicino alla giugulare. Nonostante sia stato colto di sorpresa dal Conte Nero, però, ha subito reagito colpendolo con una sedia.

La scena, a colpi di bottiglia e sediate, è avvenuta mentre le strade di Trastevere erano affollate di giovani e turisti. Vittima e aggressore, entrambi feriti, sono finiti in ospedale. Ad indagare sono i carabinieri, intervenuti sul posto. L’artista africano è stato subito dimesso con 20 giorni di prognosi.

Il “Conte nero” invece è stato ricoverato all’ospedale Fatebenefratelli, sull’Isola Tiberina, dove è piantonato dai carabinieri per l’accusa tentato omicidio. La prognosi per lui è di trenta giorni.

L’arresto ingiusto

Il passato blasonato non ha sempre aiutato Ranieri Piccolomini, spesso vittima di scatti di rabbia che lo portano a cacciarsi nei guai con la giustizia. Nel 1996 venne anche arrestato ingiustamente per l’omicidio di Paolo Segatori, 22enne viterbese assassinato con venti coltellate. Dopo 23 giorni di carcere venne scagionato: il vero colpevole confessò.