Scoperta la villa dove viveva la famiglia più ricca della antica Ostia

La villa che ha ospitato la più ricca famiglia della città archeologica aveva ambienti sontuosi e pavimenti di raffinata fattura

ll raffinato mosaico che corredava gli ambienti della villa appartenuta alla più ricca famiglia di Ostia Antica, immagine tratta dal sito Fb di Ostia reloaded-Recontructing Life

Una scoperta di eccezionale valore archeologico getta nuova luce sul sito dell’antica Ostia. All’interno degli scavi è stata, infatti, riportata alla luce quella che, con tutta probabilità era la villa della famiglia più ricca nel florido centro portuale di epoca romana. Si chiama “Domus” del Portico di Tufo, luogo su cui si stanno attualmente concentrando le ricerche condotte dalle università belghe di Lovanio (UCLouvain) e Namur nell’ambito del progetto Ostia reloaded-Recontructing Life coordinato dai professori Marco Cavalieri e Julian Richard.

La villa che ha ospitato la più ricca famiglia della città archeologica aveva ambienti sontuosi e pavimenti di raffinata fattura

La “Domus” oggetto delle attività di scavo era un’abitazione signorile risalente al primo secolo dopo Cristo. Al suo interno, che è stato possibile ricostruire anche con immagini tridimensionali trovavano posto una stanza da letto di particolare pregio e un cubiculum, uno spazio più ristretto utilizzato come camera per gli ospiti ma, in alcuni casi, anche per la sepoltura comune di membri appartenenti a una stessa famiglia.

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Immagine tratta dal sito Fb “Ostia reloaded-Recontructing Life”

La “Domus” del Portico di Tufo era dotata di un gigantesco atrio tetrastilo, cioè circondato da quattro colonne e che aveva uno sviluppo in lunghezza superiore ai 17 metri. Al centro dell’atrio era posizionato un impluvium, una parte ribassata e di forma rettangolare con un fondo piatto che fungeva da scolo per l’acqua piovana che vi si riversava da un identico foro rettangolare posto sul tetto (compluvium).

L’abitazione si trovava lungo il decumanus, una sorta di “via del corsoante litteram dove si affacciavano le abitazioni più prestigiose e che suddivideva in isolati quadrangolari uniformi il territorio delle città romane, notoriamente caratterizzate da un reticolo di strade perpendicolari le une alle altre.

In tal modo era possibile individuare lotti di forma quadrata all’interno dei quali potevano vivere un centinaio di famiglie. Il lotto veniva poi ulteriormente frazionato in settori che ospitavano dieci famiglie (decem, in numero romano) da cui, appunto, la definizione di decumanus che delimitava le proprietà e permetteva alle persone, ai carri e agli animali di muoversi all’interno della città.

Una parte del nuovo sito archeologico può già essere visitata e nasconde un vero e proprio tesoro che merita di essere ammirato

La più ricca famiglia di Ostia Antica non poteva avere ambienti che non fossero decorati da vere e proprie opere d’arte. Non sono sopravvissuti affreschi ma è stato restaurato un mosaico dotato di raffinate tessere policrome. E’questo il reperto già visitabile della “Domus” e che può essere raggiunto attraverso l’angiportus, un vicolo di ristrette dimensioni situato vicino alle cosiddette “Taberne Finestrate”. Si trattava di veri e propri esercizi commerciali che si affacciavano lungo il decumanus ed erano caratterizzate da ingressi costituiti da archi fatti di mattoni.

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Ricostruzione in 3d dell’abitazione appartenuta alla più ricca famiglia di Ostia Antica tratta dal sito Fb di Ostia reloaded-Recontructing Life in Ostia

Un’ampia finestra consentiva di accedere all’interno dei locali. Facendo un improprio paragone con i tempi di oggi, le Finestre potrebbero essere paragonate a delle vere e proprie vetrine, in cui venivano esposti gli oggetti messi in vendita. Quando la famiglia più ricca di Ostia Antica si trasferì in quel settore della città le “Taberne Finestrate” esistevano da oltre due secoli perché si stima che siano state aperte intorno al 130-150 avanti Cristo, mentre il facoltoso nucleo della “Domus” arrivò, con tutta probabilità, nel primo secolo Dopo Cristo.